Il 26 Dicembre a Fenile si dà avvio un evento che ci auguriamo diventi una tradizione. Una tradizione che indichi la grande esigenza di trovarsi insieme, di sognare insieme, di gioire insieme.
Il Natale è il momento di gioia per eccellenza nella cultura cristiana, l’evangelista Matteo lo esprime chiaramente descrivendo la stato d’animo dei Re Magi non appena giunsero davanti alla capanna. “La loro gioia non ebbe limiti” (Mt. 2,10).
Un caffè tra amiche, due chiacchiere del più e del meno, la voglia di condividere oltre alla quotidianità anche qualcosa di diverso, di vero di profondo, questi gli stimoli che hanno portato le donne di Fenile a pensare all’idea di un presepe vivente. Perché no, un modo per condividere insieme la gioia del Natale con tutta la comunità, bambini e famiglie, anziani e persone sole che proprio in questa occasione potrebbero soffrire ancora di più la loro condizione di fragilità.
Una comunità giovane come quella di Fenile trova sempre il giusto entusiasmo per pensare ed ideare qualcosa di nuovo. Ecco che il Presepe Vivente inizia a prendere corpo e chi è il più entusiasta fra tutti? Il parroco Don Giuseppe Tintori che reduce di tante esperienze vissute nel suo paese natale, Montefelcino, subito entra in gioco e quasi ne assume la direzione.
Se il presepe è una tradizione ancora viva, non perdiamo di vista quanto dice Papa Francesco in proposito nella sua lettera apostolica Admirabile signum firmata nel 2019 proprio a Greggio, dove S. Francesco per la prima volta ha “inventato” il presepe (Natale 1223). In realtà S. Francesco non intendeva realizzare un presepe come lo intendiamo noi oggi. Una rappresentazione fatta con figure di vario genere: la natività pastori e mestieranti animali e così via, Il Santo intendeva “celebrare” la nascita di Gesù, mettendo in evidenza lo spirito di umiltà e di povertà con cui il Salvatore viene al mondo in una stalla, attorniato semplicemente da un bue e un asinello. Sarà proprio questo spirito di umiltà e povertà che caratterizzeranno lo stile interpretativo di coloro che seguiranno le sue orme e il suo esempio, non da ultimo il nostro Papa Francesco. Sarà su questa linea che Don Giuseppe condurrà Elena, le sue amiche del “caffè” e tutte le comparse che si sono prestate, a preparare questo momento di riflessione e raccoglimento come un momento narrativo che sappia quasi di liturgico.
Un racconto capace di mettere in rapporto il mondo e la scrittura, la tradizione e la Bibbia, personaggi storici e figure simboliche calcheranno la scena. Forestieri che arrivano da Oriente, forestieri che nulla hanno a che fare con Gerusalemme, un mondo che si mette in cammino e cerca di interpretare i segni; Il passaggio dalla figura della stella, luce che guida, alla figura che è il bambino nato, umile fra gli umili ma con il grave compito di salvarci. La gioia nel vedere la stella, passa dalla figura al suo compimento.
Il Presepe vivente, passerà per i testi biblici ma il testo biblico spinge fuori di sé, il lettore o lo spettatore in questo caso, dovrà uscire da se e trovare che il testo lo conduce nella propria storia. Il Vangelo conduce alla verità della propria esistenza, come ha fatto con i Magi che tornarono a casa passando per un’altra strada; non passarono da dove erano partiti, ma tornarono al proprio paese passando per un’altra strada, una nuova strada. I Magi non passano da Erode, tornare da Erode sarebbe stato un tornare indietro, rientrare nell’ incubo di un viaggio senza ritorno di chi perde la sua meta.
Riprendendo le parole di Papa Francesco, mentre contempliamo la scena di Natale, siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umanità di colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo, scoprendo così che egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a lui. Il presepe quindi, è un atto di evangelizzazione da riscoprire, rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia.
Cosa sarà Fenile il 26 Dicembre? Una piazzetta abitualmente frequentata dai ragazzi per chiacchierare, una cavea ultimamente deserta e abbandonata sovrastato da un’enorme quercia secolare, la chiesa al di là della strada, come sempre accogliente e tranquilla; uno scenario di vita comune che lascerà il posto a scene tipicamente ricostruite secondo i canoni evangelici di Luca e Matteo. Personaggi tipicamente in costumi dell’epoca, più o meno improvvisati, chiesti in prestito cuciti di proposito e adattati a seconda del mestiere o della situazione che interpreteranno, si susseguiranno in un percorso ben delineato. I vari personaggi passando per il banchetto del censimento, inizieranno ad affollare la piazza iniziando a praticare vari mestieri quali il cestaio, il fabbro, la lavandaia e così via, per poi lasciarsi attrarre dallo stupore e dalla meraviglia di una luce stellata e di angeli che annunciano la venuta del Messia.
Sempre papa Francesco ci aiuta a dare significato ai vari personaggi: Gli angeli e la stella cometa sono il segno che anche noi siamo chiamati ad incamminarci per adorare il Signore, i pastori spiegano che sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’incarnazione, la mendicante povera e lebbrosa sta a significare che meglio di altri sa riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi. Il palazzo di Erode sullo sfondo, apparirà chiuso e sordo all’annuncio della gioia.
La cavea ospiterà la grotta dove Maria, nella sua candida semplicità, attesterà la sua piena adesione alla volontà di Dio con Giuseppe che lasciatosi coinvolgere nel mistero, garantisce protezione alla sua famiglia. Una grotta santa, dove Dio si presenta nella debolezza e nella fragilità di un bambino che cerca l’amore nell’abbraccio di sua madre.
La nascita di Gesù raccontata nei Vangeli e rappresentata nelle varie forme di presepe, rappresenta un racconto articolato, poetico con un linguaggio e caratteristiche mitiche, che introduce gli spettatori in un “sogno”, ovvero in qualcosa di magico, che arriva quasi indipendentemente dai propri ragionamenti permettendo loro di entrare nella magica atmosfera di Natale. Ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita raccontando l’amore di Dio per noi.
Per noi cristiani “in questo sta la felicità”, allora quale occasione migliore per manifestarla e condividerla fraternamente poi, attorno ad un braciere che scalderà i nostri cuori oltre che le nostre mani, mentre dei volontari della parrocchia offriranno castagne e vin brulè a tutti i presenti in segno di cordialità e accoglienza. Un’atmosfera ideale per scambiarsi gli Auguri di un Buon Natale che è già avvenuto ma che auguriamo resti vivo perennemente nel cuore di tutti.
Dove c’è Natale ci sono gli zampognari, una lunga tradizione insegna che durante le feste natalizie, musicisti figuranti si presentino lungo le vie suonando motivi natalizi tradizionali senza dei quali sembra il Natale non esista, Tu scendi dalle stelle, Astro del ciel e via dicendo. A Fenile gli zampognari sono di casa, vedi il legame che ci lega a Montefelcino dove questa scuola è ancora molto viva, grazie all’amicizia personale con il parroco, ma soprattutto perché sono portatori di grande allegria, e l’allegria va sempre a braccetto con la Gioia di vivere.
Derna Maggioli