La riflessione del Vescovo nel secondo Quaresimale

Dio non si merita, si accoglie

Santità, salvezza, fragilità umana. Sono stati questi i temi su cui si è soffermato il Vescovo Armando guidando, lunedì 6 marzo nella Basilica di San Paterniano, il secondo Quaresimale animato dalla Cappella Musicale del Duomo di Fano diretta dal M° Angelo Bertozzi. Tema della meditazione “Un Dio disarmato: si è mostrato così perché l’uomo potesse finalmente farsi abbracciare, non temendo più di essere punito per il male commesso” (Lc 5, 27-39).

“La salvezza, la santità – ha affermato il Vescovo – sarà finalmente renderci conto della nostra verità, ovvero che siamo tutti feriti, limitati, fragili, ma al contempo oggetto dell’amore folle di un Dio che, proprio perché siamo fatti così, viene a visitarci e ad inabitarci. Ma l’unico dono che Dio potrà concedermi non sarà altro che se stesso, ovvero Amore, perdono e misericordia. E tutto questo potrà donarmelo solo quando mi riconoscerò necessitante di amore, peccatore e misero. La santità che ci propone Gesù non è di ordine naturale, ma è una santità da accogliere nella nostra povertà. Cristo è venuto per i peccatori, i deboli e non per i forti che stanno bene. Lo schema di perfezione umana basato sulla volontà e sull’ascesi segue esattamente un tracciato opposto a quello della santità che ci propone Gesù nel Vangelo. La salvezza giungerà a noi dunque non quando avremo sconfitto le nostre miserie, ma quando cominceremo a vivere nella verità di noi stessi, ad accettarci cioè con le nostre fragilità. Gesù è venuto a liberarci dalla paura di non essere all’altezza di fronte a noi stessi, all’altro, a Dio”.

Il Vescovo si è, poi, soffermato sulla misericordia. “Il Vangelo è una continua memoria dell’Incarnazione; il Dio fattosi accanto non è venuto a toglierci l’inadeguatezza, la fragilità, il limite, ma a liberarci dalla paura che tutto questo esercita su di noi, perché non siamo schiacciati sotto questo peso immane. Leggendo con attenzione il Vangelo si può notare come Gesù avesse una passione proprio per questo tipo di persone, lontane da Dio e questo perché il Vangelo è buona notizia e non può che affermare che l’essersi allontanati da Dio ha provocato una vicinanza maggiore e straordinaria da parte di Dio stesso. La misericordia è sempre e solo attratta dalla miseria. La fiducia in Dio il misericordioso è l’origine di ogni percorso di felicità e di bene. L’unico vero bene cristiano è credere che siamo amati. L’unico luogo – ha proseguito il Vescovo – in cui possiamo incontrare Dio è il nostro peccato, il nostro inferno, il nostro sepolcro. Se non ci sentiamo mai all’inferno, se non abbiamo la consapevolezza di esservi entrati, non potremmo mai fare esperienza di Dio”.

Il Vescovo è poi entrato nella riflessione sul Vangelo in cui si parla di Levi, un pubblicano considerato ladro, ma Gesù lo chiama tra i suoi. Chi c’è con Gesù? Pietro che non solo lo rinnegherà, ma sbaglierà spesso; Giuda che lo tradirà; Simone lo zelota che è sempre pronto alla rivolta armata contro il potere romano e tutti gli altri che lo abbandoneranno sotto la croce. I suoi discepoli sono così ed è bellissimo perché permette anche a noi di identificarci in loro; anche noi siamo stati scelti per essere suoi discepoli così come siamo. L’amore vede sempre oltre. Dio ci guarda come figli prediletti e amati. Se imparassimo a guardarci con gli occhi di Dio, impareremmo anche ad amarci e stimarci un po’ di più trasformando così la nostra vita”.

Dal Vangelo secondo Luca

Lc, 5, 27-39

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure quelli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà tolto loro; allora, in quei giorni, digiuneranno».

Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo a un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno, poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: «Il vecchio è gradevole!».

 

Audio della meditazione

Video della meditazione