concludiamo oggi il ciclo dedicato allo zelo apostolico, in cui ci siamo lasciati ispirare dalla Parola di Dio per aiutare a coltivare la passione per l’annuncio del Vangelo. E questo riguarda ogni cristiano. Pensiamo al fatto che nel Battesimo il celebrante dice, toccando le orecchie e le labbra del battezzato: «Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede».
E abbiamo sentito il prodigio di Gesù. L’evangelista Marco si dilunga a descrivere dov’è accaduto: «Verso il mare di Galilea …» (Mc 7,31). Che cosa accomuna questi territori? L’essere prevalentemente abitati da pagani. Non erano territori abitati da ebrei, ma prevalentemente dai pagani. I discepoli sono usciti con Gesù, che è capace di aprire le orecchie e la bocca, cioè il fenomeno del mutismo della sordità, che nella Bibbia è anche metaforico e designa la chiusura ai richiami di Dio. C’è una sordità fisica, ma nella Bibbia quello che è sordo alla parola di Dio è muto, che non comunica la Parola di Dio.
È indicativo anche un altro segnale: il Vangelo riporta la parola decisiva di Gesù in aramaico, effatà, che significa “apriti”, che si aprano le orecchie, che si apra la lingua ed è un invito rivolto non tanto al sordomuto, che non poteva sentirlo, ma proprio ai discepoli di allora e di ogni tempo. Anche noi, che abbiamo ricevuto l’effatà dello Spirito nel Battesimo, siamo chiamati ad aprirci. “Apriti”, dice Gesù a ogni credente e alla sua Chiesa: apriti perché il messaggio del Vangelo ha bisogno di te per essere testimoniato e annunciato! E questo ci fa pensare anche all’atteggiamento di un cristiano: il cristiano dev’essere aperto alla Parola di Dio e al servizio degli altri. I cristiani chiusi finiscono male, sempre, perché non sono cristiani, sono ideologi, ideologi della chiusura. Un cristiano dev’essere aperto all’annuncio della Parola, all’accoglienza dei fratelli e delle sorelle. E per questo, questo effatà, questo “apriti”, è un invito a tutti noi ad aprirsi.
Anche alla fine dei Vangeli Gesù ci consegna il suo desiderio missionario: andate oltre, andate a pascere, andate a predicare il Vangelo.
Fratelli, sorelle, sentiamoci tutti chiamati, in quanto battezzati, a testimoniare e annunciare Gesù. E chiediamo la grazia, come Chiesa, di saper attuare una conversione pastorale e missionaria. Il Signore sulle rive del Mare di Galilea domandò a Pietro se lo amasse e poi gli chiese di pascere le sue pecore (cfr vv. 15-17). Anche noi interroghiamoci, ognuno di noi faccia questa domanda a sé stesso, interroghiamoci: amo davvero il Signore, al punto da volerlo annunciare? Voglio diventare suo testimone o mi accontento di essere suo discepolo? Prendo a cuore le persone che incontro, le porto a Gesù nella preghiera? Desidero fare qualcosa perché la gioia del Vangelo, che ha trasformato la mia vita, renda più bella la vita loro? Pensiamo questo, pensiamo queste domande e andiamo avanti con la nostra testimonianza.