Il padre del Presepe di San Marco

Benemerenza a don Marco Polverari

“La città è come una grande famiglia e quando un concittadino fa qualcosa di importante il sindaco è orgoglioso”. Con queste parole il Sindaco di Fano, Massimo Seri, ha consegnato, venerdì 23 febbraio nella Sala della Concordia del Comune, la benemerenza a don Marco Polverari ideatore del presepe di San Marco che, ogni anno, attira migliaia di visitatori ed è ormai diventato una tappa fissa per i turisti che soggiornano nel nostro territorio.

“Oggi esprimiamo la nostra gratitudine – ha proseguito Seri – perché don Marco ha lasciato un segno forte nella nostra città. Ventitré anni fa, infatti, ha avuto una grande intuizione portata avanti con passione, determinazione e abnegazione. Ha realizzato, con la collaborazione di alcuni artigiani, un capolavoro ricco di significati composto da oltre cinquanta diorami e lo ha fatto nelle cantine di Palazzo Cassi, luogo che richiama la grotta della natività. Don Marco, quindi, oltre ad essere sacerdote è anche il padre del Presepe di San Marco”. Seri si è soffermato, nel suo intervento, sul significato del presepe, nello specifico quello realizzato da don Polverari, un capolavoro per bellezza e maestria nell’esecuzione.

Presente alla cerimonia il Vescovo Mons. Andrea Andreozzi. “Come rappresentante di tutta la Chiesa diocesana – ha affermato – accolgo, con grande gioia, questa giornata. Attraverso il Presepe di San Marco, don Marco ha avuto intuizioni che ci aiutano ad essere presenti come Diocesi nella vita di tante persone”. Don Marco, visibilmente commosso per il riconoscimento ricevuto, ha ringraziato l’Amministrazione Comunale e quanti, negli anni, si sono spesi con lui per la realizzazione del Presepe. “Dagli albori, siamo partiti per creare qualcosa che fosse unico. Oggi possiamo contare su un percorso coinvolgente che, attraverso i suoi 50 Diorami, (ovvero le scene) e più di 500 statuine, regala ai visitatori un’esperienza davvero emozionante. Devo ringraziare chi ha permesso tutto questo, da Mario che non c’è più fino a tutte quelle realtà e laboratori che hanno realizzato su richiesta le scene e le ambientazioni con meccanismi creati appositamente per questa nostra opera. Condividere il merito, per moltiplicare il grazie”.

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