Il mese di settembre ci porta a ricordare che tra il 15 e il 16 settembre 2022 le province di Ancona e Pesaro sono state colpite da una forte alluvione. I comuni della nostra provincia interessati da tale calamità sono stati: Cagli, Frontone, Pergola, Serra Sant’Abbondio e Cantiano. Questo evento ha causato l’evacuazione di diverse famiglie e i danni materiali a privati, a strutture pubbliche, ad aziende e infrastrutture sono incalcolabili. A tutto questo va aggiunto l’impatto emotivo e psicologico sulle comunità colpite.
Le Caritas diocesane, fin dai primi momenti, hanno attivato la rete di vicinanza alla popolazione e, nelle zone montane, sono state mappate le situazioni critiche e monitorati, in collaborazione con i centri operativi della protezione civile e i parroci, i bisogni delle persone coinvolte. Le parole-guida di quei giorni pesanti e impegnativi sono state accompagnamento, affiancamento, vicinanza e sostegno.
Dall’esperienza vissuta due anni fa siamo usciti con una duplice riflessione. La prima è naturalmente quella, ormai presente e urgente, sui cambiamenti climatici e sugli effetti anche nel nostro territorio. Una seconda riflessione riguarda, invece, proprio la comunità in particolare nel momento in cui è esposta a una situazione critica come quella di due anni fa. In un primo momento, davanti all’emergenza e agli effetti visivi della calamità naturale, si tende infatti a considerare solo le conseguenze negative che la comunità vive oggettivamente. L’immaginario collettivo è talvolta quello di una cittadinanza inerte, incapace di ripartire.
Le comunità colpite dall’alluvione ci hanno invece restituito uno scenario diverso.
Il ritorno alla normalità è certo difficile, ma non impossibile e rappresenta un momento cruciale per la costruzione di legami significativi tra tutte le parti sociali che operano nel territorio. È nei momenti di difficoltà, infatti, che bisogna fare maggiormente leva sul concetto di resilienza.
Passata la fase emergenziale, Caritas si è chiesta come poter contribuire alla ricostruzione del tessuto sociale del territorio, attraverso il coinvolgimento attivo dei suoi abitanti. Con il sostegno di Caritas Italiana, Caritas Marche sta avviando proprio in questi mesi un progetto di sviluppo di comunità che favorisca la ricostruzione e il consolidamento di quei legami e quelle relazioni che rendono viva una comunità. Dopo aver ricostruito strade e ponti occorre infatti ridisegnare insieme luoghi, servizi e spazi, affinché le persone sentano di vivere bene nel territorio che abitano. Altrimenti si corre il rischio che, nonostante la ricostruzione materiale, quel territorio venga comunque abbandonato dai suoi abitanti.
Certamente c’è ancora tanto da fare, in particolare per sostenere il rafforzamento dei legami e delle reti che trasformano un qualunque territorio in una comunità.