La comunità diocesana di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola si è riunita, domenica 7 settembre nella Cattedrale di Fano, per vivere insieme l’ordinazione diaconale di Umberto Lorenzetti, Federico Falcioni e Lorenzo Ghetti Alessandri. Una celebrazione, animata dal coro diocesano, che ha visto la presenza di numerosi fedeli, familiari, sacerdoti e religiosi, tutti raccolti attorno ai tre candidati hanno compiuto un passo importante nella loro vocazione.
Nell’omelia il Vescovo Mons. Andrea Andreozzi ha offerto una profonda meditazione prendendo spunto dalla figura di Onesimo, lo schiavo menzionato nella lettera a Filemone. Paolo, anziano e in catene, accoglie Onesimo come un dono, ma lo rimanda al suo padrone non più come servo, bensì come fratello in Cristo. Da qui, il Vescovo ha sottolineato come la fede sia capace di trasformare i rapporti di oppressione in relazioni di libertà e amore, chiamando tutti i cristiani a vivere nella logica del servizio.
Mons. Andreozzi ha ricordato che essere in Cristo significa vivere la libertà dei figli di Dio, scegliendo con responsabilità e amore l’ultimo posto, quello del servo, sull’esempio di Gesù. Rivolgendosi direttamente ai tre candidati, ha presentato Onesimo come “quarto collega”, icona di un servizio che ha senso solo se radicato in un amore grande per il Signore.
Il Vangelo proclamato nella liturgia ha offerto un ulteriore spunto: “Chi ama la moglie, il padre o la madre più di me non è degno di me”. Il Vescovo ha chiarito che non si tratta di negare gli affetti, ma di riconoscere che l’amore per Gesù è il primo posto nella vita del credente, condizione necessaria per riempire il cuore e illuminare la casa e la Chiesa. In questo senso, il diaconato è segno concreto di una disponibilità a mettere Cristo al centro, davanti a ogni altra cosa o persona. Nell’omelia non è mancato un riferimento alla storia del diaconato nella diocesi: “Una sfida accettata quarant’anni fa – ha ricordato Mons. Andreozzi – che ha portato frutti preziosi grazie al Concilio e al cammino condiviso da tanti. Ora si aprono nuove sfide per la Chiesa di oggi, che richiedono discernimento, apertura e il dono della sapienza”. Il Vescovo ha invocato lo Spirito Santo perché guidi la comunità a comprendere la volontà di Dio e a rispondere con generosità. Accogliere la croce, vivere il mistero pasquale nella propria carne, rinunciare a egoismi e ruoli vuoti: questo, ha detto, significa risorgere come creature nuove, capaci di spendere la propria vita per amore, soprattutto a favore dei più fragili, sofferenti e dimenticati, che sono le membra più preziose della Chiesa.




