“Le guerre nel silenzio: i conflitti dimenticati in Africa”. Alla Scuola di Pace incontro con Silvio Tessari

“Le guerre nel silenzio: i conflitti dimenticati in Africa” è stato il titolo del 3° incontro della Scuola di pace diocesana. La relazione è stata tenuta da Silvio Tessari, il quale dopo una esperienza a Calcutta con Madre Teresa, è stato 13 anni in Chad, poi in Somalia ed in altri paesi… del Nord Africa, per poi diventare responsabile dell’Ufficio Medio Oriente e Nord Africa dell’Area Internazionale di Caritas Italiana, con esperienza diretta in Palestina, Iraq, Iran, Siria, Somalia e Corno d’Africa.

La relazione è stata molto efficace nel ricostruire le enormi responsabilità dei paesi ricchi e industrializzati, fra i quali l’Italia, nel degrado e nell’impoverimento di tantissimi paesi africani. La schiavitù prima, coi suoi 12 milioni di africani deportati nel ‘700 e nell’800, poi il colonialismo ed oggi il neocolonialismo hanno depredato l’Africa di persone, materie prime, fonti energetiche, libertà, usi e costumi, distruggendone cultura. Storia e tradizioni. Se qualcuno ha un debito, non sono certo gli africani verso di noi ma noi nei confronti degli africani. Dunque il corretto rapporto con l’Africa non può essere quello di un mondo ricco buono che “aiuta” l’Africa, ma semmai di un mondo che si è arricchito alle spalle dell’Africa e che oggi deve costruire un rapporto di collaborazione e di restituzione con gli Africani. L’immigrazione stessa è la inevitabile conseguenza di questi 3 secoli di impoverimento dell’Africa, e se non si invertirà il rapporto da sfruttamento a cooperazione neppure l’immigrazione potrà essere fermata. Tramite le numerose domande del pubblico è emersa la gravità dell’intervento militare americano e italiano degli anni ’80 in Somalia che lungi dal restituire speranza (“Restore Hope”) a quel popolo martoriato lo ha invece consegnato in mano alle bande estremiste più sanguinarie. Dalle risposte di Tessari è emerso anche il ruolo ambiguo, se non complice con il regime di Hassad, della Chiesa siriana nell’attuale vicenda della guerra in Siria, ma è anche stato sottolineato come la Caritas sia di gran lunga l’organizzazione che più fa nel mondo per profughi, poveri e ammalati.

Il prossimo incontro, sabato 23 febbraio alle ore 16:30 sempre presso il Centro Pastorale di Via Roma 118 a Fano, sarà tenuto da Alberto L’Abate, una delle figure più importanti della nonviolenza italiana, membro del M.I.R. Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, docente universitario di sociologia dei conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in “Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti” dell’Università di Firenze. Attivo nella diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti, amico e collaboratore di Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente, dalle prime azioni antinucleari alla opposizione ai missili a Comiso. È stato anche un esperto dell’Onu, del Consiglio d’Europa e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; ha promosso e condotto l’esperienza dell’ambasciata di pace a Pristina, e si è impegnato nella “Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione”; è portavoce dei “Berretti Bianchi” e promotore dei Corpi civili di pace. Presenterà anche il suo ultimo libro “L’arte della pace”, Casa della pace, 2013.

Luciano Benini
Responsabile della Scuola di pace