Laici, credenti inquieti

«Non si può far parte della Chiesa e dell’Azione Cattolica se non si è presi da una sana forma di inquietudine». Con queste parole, la professoressa Maria Chiara Michelini, docente presso l’Università di Urbino, ha introdotto il secondo incontro di Terre di mezzo, tenutosi giovedì 23 marzo al Centro pastorale diocesano di Fano. Per l’occasione è stato presentato il libro Credenti inquieti. Laici associati nella Chiesa dell’Evangelii gaudium, edito dall’AVE, durante un incontro a cui ha preso parte lo stesso autore Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. A moderare gli interventi è stata Laura Meletti, presidente diocesana dell’Azione Cattolica.

«La condizione del credente è di inquietudine. Anche io mi sono reso conto che ho sempre vissuto così. – ha detto l’autore del testo – Il Vangelo non è un calmante, ma qualcosa che ci mette in agitazione, anche perché ogni incontro con Gesù ci chiede di cambiare». In un periodo di vera inquietudine anche per l’Azione Cattolica Italiana, che in poco più di un mese rinnoverà le responsabilità associative a livello nazionale, Matteo Truffelli ha spostato la sua attenzione sulla concreta realtà, manifestando come, di riflesso, occorra guardare in modo inquieto anche al nostro tempo, incrociando i limiti e le fragilità del mondo del lavoro, della politica e anche della Chiesa. Un concetto caro anche a papa Francesco, che nella sua esortazione apostolica invita continuamente a questa comunione di responsabilità nella Chiesa, per il mondo.

Raccogliendo gli stimoli di Maria Chiara Michelini a trovare una declinazione possibile per questa inquietudine originata dal Vangelo, il Presidente dell’Azione Cattolica Italiana ha così risposto: «Ogni tempo è buono per la semina. Il Signore infatti ci chiede di annunciare il Vangelo nonostante tutto. Sarebbe d’altra parte da ingenui non notare i problemi del nostro tempo. Dobbiamo invece farcene carico, nella vera consapevolezza di essere chiamati a un’opera di corresponsabilità. Siamo tutti persone che vengono incaricate di una responsabilità condivisa, sia dentro la Chiesa che negli altri ambiti della vita, sapendo di far parte di qualcosa di più grande, che ci supera e ci nutre allo stesso tempo».

Inquietudine non fine a se stessa, quella che è emersa da questo confronto, che diventa diretta incarnazione dell’azione dello Spirito. Ovviamente ciò rappresenta un percorso impegnativo che interpella tutti, ma con la consapevolezza di ciascuno che non si è mai da soli.

MI