Di seguito riportiamo gli estratti di alcuni interventi dei Padri Sinodali. VESCOVO LOUIS PORTELLA MBUYU , DI KINKALA, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (REPUBBLICA DEL CONGO). “Nel Congo-Brazzaville, paese segnato negativamente da una serie di conflitti interni, constatiamo l’abbondanza di movimenti religiosi che si possono suddividere in due categorie:… da un lato, i movimenti che praticano una lettura di tendenza liberatrice pur richiamandosi ad elementi della religione tradizionale. Essi presentano come una contro-reazione di fronte a un cristianesimo considerato come una negazione dell’identità africana. Dall’altro, dei movimenti, ramificazioni del movimento pentecostale d’origine americana, caratterizzati da una lettura fondamentalista e persino magica della Bibbia, che tendono a distogliere le coscienze dai problemi concreti della vita sociale. Vi sono anche movimenti di orientamento esoterico e gnostico, caratterizzati da una lettura simbolica e ideologica della Bibbia. Tutto questo insieme va collocato in un contesto di sviluppo non adeguato, con il suo carico di miseria e di rassegnazione. Di fronte a questa situazione complessa, si fa sentire l’urgenza di aiutare, incoraggiare i fedeli di Cristo in Congo a leggere la Parola di Dio, a meditarla, a pregarla in quanto può ‘ricreare’ l’uomo africano che porta ancora in sé le conseguenze del suo passato. Ciò richiede un più facile accesso al testo biblico attraverso le traduzioni. È una delle urgenze pastorali della nostra Chiesa. D’altronde, questa lettura della Parola di Dio deve suscitare nel lettore africano la presa di coscienza della propria responsabilità nei confronti di una società che attende di essere trasformata in tutte le sue strutture secondo i valori del Vangelo”.
VESCOVO GREGOR MARIA HANKE, O.S.B., DI EICHSTÄTT (GERMANIA).
“La Parola di Dio non si esaurisce con la Bibbia stampata né con l’annuncio della Parola. La Parola scritta non ha la stessa gradazione della Parola-Logos rivelata nell’Incarnazione. La forza della Parola scritta e annunciata vive della presenza permanente nella storia del mondo di questa più grande Parola-Azione. Questo fa delle lettere della Sacra Scrittura, la Parola di Dio che cammina con l’uomo di oggi e che, in essa, apre il dialogo di Dio con l’uomo. È però l’Eucaristia il luogo in cui si rende presente la Parola d’azione, con tutta la sua storia dI salvezza e l’escatologia”.
SUA BEATITUDINE NERSES BEDROS XIX TARMOUNI , PATRIARCA DI CILICIA DEGLI ARMENI, CAPO DEL SINODO DELLA CHIESA ARMENA CATTOLICA (LIBANO). “Secondo la tradizione, le origini della Chiesa armena, evangelizzata da San Gregorio L’Illuminatore, risalgono all’adozione del cristianesimo come religione di stato in Armenia nell’anno 301. All’epoca, l’alfabeto armeno non esisteva e le letture bibliche venivano proclamate in lingua greca o siriaca. L’officiante doveva poi tradurle in armeno. Questo non facilitava la comprensione della Parola di Dio da parte dei neofiti armeni. Da ciò è nata l’idea di inventare un alfabeto per tradurre la Bibbia nella lingua del popolo. (…) Si può concludere, senza dubbio, che l’invenzione dell’alfabeto armeno, nell’anno 406, non aveva altro fine che l’evangelizzazione. Questa evangelizzazione ha aiutato a salvaguardare la fede cristiana spesso minacciata, come nel 451 – la Bibbia era appena stata tradotta – e nei secoli successivi. La Parola di Dio ha sostenuto la Chiesa e il popolo armeno durante la sua dolorosa storia. Ha permeato e animato la cultura armena nel corso dei secoli. La vita dei cristiani in Armenia è stata continuamente pervasa e guidata dalla Parola di Dio”.
VESCOVO RICARDO ERNESTO CENTELLAS GUZMÁN , AUSILIARE DI POTOSÍ (BOLIVIA). “La realtà attuale ci mostra che la Parola di Dio e le culture antiche e moderne sono mondi separati e paralleli. (…) Da qui nasce la grande sfida pastorale: rilanciare un’autentica incarnazione della Parola di Dio con volto proprio, in una situazione concreta che significhi ed impegni ad assumere un progetto di società in risposta alla necessità storica, sociale e culturale delle nostre comunità, affinché miglioriamo le nostre vite secondo la vita di Gesù di Nazareth. Non possiamo continuare a leggere e meditare la Parola senza la necessaria relazione con le culture e senza la conseguenza di un impegno sociale. È prioritaria una lettura della Parola contestualizzata che sia in grado di trasformare le persone e le strutture. (…) Abbiamo bisogno che ogni azione, progetto, gruppo e movimento, istituzione e struttura della nostra Chiesa riveda le proprie motivazioni e parta di nuovo secondo l’ispirazione biblica. È urgente mostrare al mondo un nuovo modo di essere Chiesa”.
VESCOVO FRIEDHELM HOFMANN , VESCOVO DI WÜRZBURG (GERMANIA). “Come possiamo però raggiungere le persone che non vengono in Chiesa? (…) La rivelazione di Dio non si limita alla Parola di Dio nella Bibbia. Avviene anche nella natura e nella cultura. Certamente la rivelazione più elevata e intensa di Dio è l’Incarnazione della Parola di Dio in Gesù Cristo. È questa che occorre spiegare. (…) La Parola di Dio è stata inculturata nelle culture più diverse. Ha un impatto sull’arte. In Europa guardiamo a una storia culturale cristiana impressionante di quasi 2000 anni. Architetture straordinarie, opere d’arte figurative, musicali e letterarie sono nate dalla fede e hanno accolto in sé la testimonianza della fede. Ora bisogna fare nuovamente parlare questa fede rappresa.
Nel Medioevo si conosceva la ‘biblia pauperum’, che spiegava visivamente parti della storia della salvezza a quanti non erano capaci di leggere. Oggi occorre spiegare la cultura cristiana perché molte persone non comprendono più questa lingua e non si dedicano direttamente alla Sacra Scrittura. (…) Anche nella cultura contemporanea, però, occorre ricercare le tracce della fede e riportarle alla loro funzione di ponte. Se è vero che gli artisti sono i sismografi del loro tempo, allora è bene che approfittiamo del loro lavoro e che li interpelliamo e li coinvolgiamo nell’annuncio della Parola di Dio.
VESCOVO ZBIGNIEW KIERNIKOWSKI , DI SIEDLCE (POLONIA). “L’uomo moderno, non iniziato all’ascolto della Parola, resta spesso di fronte ad essa come un sordomuto. (…) Il kerygma è un momento molto importante. Se, però, il kerygma non è seguito da una vera e propria formazione all’ascolto della parola in seno alla comunità di fede, si corre il rischio di cadere nei vari moralismi, oppure risulta nei diversi tipi di fanatismo o altri tipi d’interpretazione soggettiva. (…) L’impostazione realizzata nel Cammino neocatecumenale è basata sul kerygma iniziale ed è seguita da una serio processo di iniziazione sotto la guida della Chiesa (vescovi, parroci e catechisti) fatta in piccole comunità e con le dovute tappe dell’iniziazione cristiana. Così il catecumenato fa fare all’iniziando un percorso, che insegna a riferire la Parola alla propria vita”.
CARDINALE GEORGE PELL, ARICVESCOVO DI SYDNEY (AUSTRALIA). ” I Vescovi sono chiamati ad aprire la strada allo Spirito affinché operi con efficacia quando la Parola di Dio incontra le persone e le comunità. Ecco alcuni suggerimenti: La formazione di gruppi di giovani e adulti laici che rendano testimonianza a Cristo nei circoli giovanili, nelle parrocchie, nelle scuole e nelle università. Lo sviluppo di analoghi contemporanei delle ‘Sacre Rappresentazioni’ medievali per portare al popolo la Parola di Dio. Le Vie Crucis della GMG a Sydney e Toronto ne sono due esempi; anche Oberammergau e il film ‘La passione di Cristo’. Sviluppare e sostenere reti sociali cattoliche online in internet, quali XT3, Cristo per il Terzo Millennio ( www.x3.com), un ‘facebook’ cattolico con circa 40.000 membri iniziato con la GMG di Sydney. (…) La promozione di un Istituto centrale per la traduzione della Bibbia, affinché essa venga tradotta più rapidamente e accuratamente nelle lingue locali dell’Asia, dell’Africa e dell’Oceania. Sarebbe utile una raccolta di fondi per finanziare il lavoro di traduzione. Chiedere alla Congregazione per la Dottrina della Fede di fornire orientamenti sull’infallibilità nella Scrittura”.
CARDINALE STANISLAW RYLKO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSGILIO PER I LAICI (CITTÁ DEL VATICANO). ” Uno dei frutti più preziosi del Concilio Vaticano II è stata indubbiamente la maggiore diffusione della Sacra Scrittura e la più approfondita conoscenza che il popolo di Dio ne ha acquisito (…) La riscoperta della Parola di Dio nella vita dei battezzati è stata poi specialmente favorita da movimenti ecclesiali e nuove comunità. (…) Per schiere di laici, movimenti e nuove comunità sono perciò diventati veri e propri ‘laboratori della Parola di Dio’ nei quali si acquisisce familiarità con la Sacra Scrittura , s’impara a gustare la Parola di Dio e a viverla nelle ordinarie condizioni della vita laicale, nel cuore del mondo. Per il rapporto dei battezzati con la Parola di Dio un altro grande segno di speranza viene dalle giovani generazioni. Le Giornate mondiali della gioventù hanno dato e continuano a dare un notevole contributo alla diffusione della conoscenza della Parola di Dio tra i giovani”.
CARDINALE RENATO RAFFAELE MARTINO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE (CITTÀ DEL VATICANO). “La fede suscitata dalla Parola di Dio deve costituire, pertanto, come è ben evidenziato nei primi capitoli del ‘Compendio della dottrina sociale’, l’orizzonte sempre presente e imprescindibile della dottrina sociale. (…) Si deve tener presente che sia lo studio della Sacra Scrittura, sia della dottrina sociale, pur adoperando strumentazioni concettuali e metodologiche diverse, sono comunque un conoscere ‘nella fede’. (…). Nella Sacra Scrittura è possibile riscontrare le linee maestre della dottrina sociale, come l’opzione preferenziale per i poveri, l’impegno nella promozione della giustizia, il principio della destinazione universale dei beni che sono di chiara derivazione biblica”.
CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO (CITTÀ DEL VATICANO). ” La parola ha sempre avuto un ruolo decisivo per la comprensione del fenomeno religioso. (…) Tutte le grandi religioni possiedono i loro Libri sacri. L’Islam, in particolare, è considerato dai suoi adepti come la ‘religione del Libro’ per eccellenza. Questi libri sono definiti ‘sacri’, perché coloro che vi fanno riferimento ritengono che essi provengano da un Altrove, che siano stati trasmessi da persone ispirate e che rivelino qualcosa del mistero del mondo visibile ed invisibile. Da queste religioni, i cristiani possono imparare molto, anche se il Cristianesimo non può essere incluso fra le ‘religioni del Libro’. Sarebbe opportuno che i futuri sacerdoti, religiosi e gli agenti pastorali fossero formati alla lettura diretta dei testi fondanti delle altre religioni invece di accontentarsi di un commento. Ma è altrettanto importante far conoscere la Bibbia ai nostri interlocutori nel dialogo interreligioso, in particolare il nostro approccio ermeneutico del testo sacro. Nel condividere i nostri rispettivi patrimoni spirituali, senza irenismo né sincretismo, saremo portati a scoprire che siamo tutti uomini e donne desiderosi di essere istruiti da Dio”.
CARDINALE ODILO PEDRO SCHERER, ARCIVESCOVO DI SÃO PAULO (BRASILE). “Gli immigranti non dovrebbero essere visti semplicemente come oggetto di preoccupazione pastorale: essi sono, oppure possono diventare veri missionari! (…) Credo che il Sinodo potrebbe raccomandare specialmente due cose:
incoraggiare le persone che si trovano in situazioni di migrazione, oppure in viaggio, a portare con sé la Parola di Dio, e persino il libro della Sacra Scrittura, consapevoli che portano una ricchezza che non ha prezzo e non è limitata per ragioni geografiche o culturali, ma è un dono da vivere nella nuova patria e da condividere con il popolo che li accoglie. A coloro che ricevono gli immigranti nei loro luoghi di destinazione, si potrebbe raccomandare un atteggiamento di positiva accoglienza di questi fratelli, che vengono da altre nazioni portando nel loro bagaglio ‘la buona notizia’, favorendo il loro inserimento nelle comunità locali e la condivisione delle esperienze di fede e di vita cristiana che portano con se”.
ARCIVESCOVO THOMAS MANAMPARAMPIL, S.D.B., DI GUWAHATI (INDIA). “Come facciamo a portare la ‘Parola ‘ a quanti non vengono in chiesa, a chi non ha mai ascoltato il Vangelo? (…) Chiedo che, dove non riusciamo ad arrivare noi, lo facciamo attraverso gli altri; che rimaniamo creativi dal punto di vista pastorale, in modo che, dove non possono giungere i nostri membri, possano giungere le nostre idee; che sviluppiamo capacità e mettiamo a punto strategie necessarie a persuadere e a convincere, non a rifiutare e respingere, affinché la ‘Parola ‘ diventi un potere dinamico nella storia. (…) La ‘Parola ‘ di Dio deve essere portata nelle situazioni di conflitto, ai giovani armati, nei contesti di ingiustizia e di povertà assoluta. Non cerchiamo di conquistare l’ascolto attraverso ipocrite condanne, pretese di verità e presunzione di più alte basi morali, ma con una sollecitudine umana visibile, un impegno verso i sofferenti ispirato al Vangelo, con l’attenzione nei confronti delle diverse sensibilità culturali. La ‘Parola ‘ rivela il suo potere nei contesti reali di vita; sfida le società ingiuste, riconcilia, sostiene i poveri, porta la pace”.