Nella serata affollatissima di Martedì 21 Aprile il Centro di Bioetica diocesano ha aperto le porte per il convegno di Bioetica del dolore, che prevede un ciclo di incontri fino al 24 Aprile. Numerosi i medici presenti, che hanno assistito, in ordine cronologico, alle premesse inaugurali del Vescovo diocesano Armando Trasarti…, del presidente provinciale dell’Ordine dei Medici Dottor Luciano Fat-tori e del Dottor Giovanni Del Gaiso, al quale è seguito il primo intervento vero e proprio del con-vegno, tenuto dal Professor Sergio Belardinelli. «L’uomo è stato “creato”, ovvero posto in una situazione non sua», ha detto Trasarti al termine del suo discorso introduttivo sul valore dell’uomo e della sua umanità. «Ho avuto modo di ascoltare molto il “linguaggio delle mani” e, in punto di morte, – ha continuato il Vescovo – non c’è stato mai nessuno che voleva mollare questa vita». Dopo il saluto del Dottor Fattori, Del Gaiso ha tenuto un’importante riflessione di Deontologia Medica che ha toccato anche il tema della legittimità di al-cune pratiche mediche: «È possibile che non tutto quel che si può fare sia moralmente lecito. – ha provocato il Dottor Del Gaiso – Occorre rimarcare quella differenza, già percepibile in campo se-mantico, tra l’atto della morte ed il processo del morire».
Il Professor Segio Belardinelli, ordinario di Sociologia dei processi culturali presso la facoltà di Scienze politiche dell’Università di Bologna, nonché direttore del Centro Diocesano di Bioetica, ha proposto il tema della malattia, della morte e della cosiddetta “biopolitica”. «Oggi non si parla più di “cura”, bensì di “tecnologia di potenziamento della vita”, che non è più delimitata dal binomio salute-malattia. – ha detto il docente – Serve ripensare al senso del limite ed impedire che il potere ci dica come, quando e quanto vivere».
Nei giorni seguenti saranno trattati i seguenti temi: etica del prendersi cura, terapia del dolore, euta-nasia, accanimento terapeutico, volontà del paziente, prospettiva etico-teologica della terapia del dolore e fine vita. Da ricordare, tra i tanti, anche l’Architetto Valentina Radi per la sua preziosa col-laborazione.
Matteo Itri