"La tristezza, male dei sacerdoti di oggi". Card. Caffarra al clero di Bologna

“La peggiore malattia che possa insidiare il nostro sacerdozio è la tristezza del cuore, poiché essa isola, al contrario della gioia, e quindi minaccia in profondità il nostro presbiterio”. Lo ha detto il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, durante… una messa da lui presieduta oggi nella Cattedrale di s. Pietro e concelebrata dal vescovo ausiliare, mons. Ernesto Vecchi, e dai sacerdoti diocesani e dai religiosi che ricordano il Giubileo di ordinazione sacerdotale. La “tristezza del cuore”, è l’analisi del porporato, “produce un certo disgusto per il ministero, e quindi minaccia in profondità la nostra missione”. Per il sacerdote, invece, è essenziale possedere “il pensiero di Cristo”, come esorta san Paolo, che si raggiunge attraverso “la quotidiana, prolungata lettura e meditazione della Sacra Scrittura”. “L’esistenza credente – ha ammonito Caffarra rivolgendosi ai preti – non è semplicemente parallela all’esistenza non credente: non è semplicemente uno stile diverso di vita. C’è una incompatibilità fra il logos della fede e il logos del mondo”. Di qui la necessità di una “grande e continua vigilanza”, affinché “il nostro presbiterio sia immunizzato dal logos del mondo”, che per il cardinale “vi si introduce attraverso interpretazioni non credenti delle grandi esperienze della vita: la libertà, l’affettività, il possesso”.