“L’arte è teologia”. Con queste parole il vescovo Armando Trasarti ha inaugurato, sabato 17 ottobre, la Sala degli Arazzi restaurata grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano. “Fra i compiti di un vescovo vi è anche… quello di mantenere e migliorare il patrimonio della città. Per questo, sono davvero contento del lavoro svolto e ribadisco la necessità di un rapporto di maggiore sinergia con le istituzioni”. A portare il saluto della Fondazione è intervenuto il presidente Fabio Tombari il quale ha sottolineato l’importanza di questo restauro. “Abbiamo portato a compimento la promessa fatta al nostro vescovo. Aver ridato splendore a questa sala – ha affermato Tombari – è stato per noi un segno di gratitudine e affetto verso Mons. Trasarti, che due anni fa, proprio in questi giorni, entrava a far parte della nostra città. Il nostro impegno sarà rivolto, ora, al recupero della chiesa di Santa Maria del Gonfalone a Saltara e del suo campanile”. I dipinti sono stati illustrati ai presenti dallo storico dell’arte dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi Guido Ugolini. “Possiamo far risalire i dipinti, perchè in realtà non si tratta di arazzi ma di tempere su tela, intorno agli anni 1765-1775. Siamo nell’epoca dell’Illuminismo, periodo non facile per la Chiesa. I dipinti raffigurano Rebecca al pozzo, simbolo della Chiesa dispensatrice di vita nel deserto umano, Salomè con la testa del Battista , personificazione della tracotanza, Saul e Davide, la pazzia degli uomini ottenebrati dal potere e la fuga in Egitto, simbolo delle persecuzioni subite dalla Chiesa. La cifra stilistica dei dipinti – ha affermato Ugolini – è avvicinabile all’arte del milanese Giuseppe Tamanti”. Intervenuti all’inaugurazione il Prefetto della Provincia di Pesaro-Urbino e autorità civili e militari.ASPETTI TECNICI
Il programma iconografico – sottolinea Ugolini – è singolare perchè è l’affermazione del fondamento divino della Chiesa. Rebecca, la sponsa che suggerisce la sponsa Christi (sposa di Cristo ovvero la Chiesa) è al riparo o comunque non deve temere quanto avviene nelle altre scene: la tracotante sopraffazione del potere (Salomè con la testa del Battista), la persecuzione (la fuga in Egitto), la demenza degli uomini (Saul e Davide). Siamo, del resto, nel secolo dei Lumi – questi dipinti sono datati agli anni 70 del 1700 – quando la Chiesa subisce attacchi da ogni versante. La cifra stilistica dei dipinti è avvicinabile all’arte del milanese Giuseppe Tamanti che, negli anni 65-67 del 1700, esegue gli stucchi di Palazzo Alavolini e dal 67 al 70 gli stucchi e i dipinti della Galleria Pianetti nell’omonimo palazzo jesino.
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