"Cari sacerdoti: verso l'Eucaristia nutrite sempre lo stupore". Mons. Coccia al clero in occasione del ritiro mensile. Secondo appuntamento verso il CEN2011

“Abbiamo bisogno di una Chiesa di risorti”. Con queste parole Mons. Piero Coccia, arcivescovo metropolita di Pesaro ha aperto, giovedì 4 novembre, il ritiro del Clero a Villanova di Montemaggiore. Nella sua riflessione, Mons. Piero Coccia ha evidenziato l’importanza del Mistero Eucaristico e i suoi effetti sulla prassi quotidiana. “Oggi come oggi, stiamo assistendo a una rinnovata attenzione al Mistero Eucaristico sia a livello di magistero che di ricerca teologica. Tutto questo si concretizza nella crescita notevole della coscienza delle nostre comunità verso tale Mistero che è fondativo e fondamentale e nella sua riscoperta con implicanze nell’ambito quotidiano e nella vita del presbitero stesso”. L’arcivescovo di Pesaro ha poi continuato il suo intervento, facendo riferimento al Vangelo di Luca, in particolare all’episodio dei discepoli di Emmaus, uno dei testi più analizzati dall’esegesi.
E’ il secondo appuntanento di formazione verso il Congresso Eucaristico Nazionale (CEN) 2011 in  Ancona.

“Dividerei questo passo di Luca in tre momenti, dal v. 13 al v. 25 la situazione mostrata è puramente umana: i discepoli non hanno gli occhi giusti per riconoscere il Signore, ma la visione degli angeli da parte delle donne andate al sepolcro li eleva verso la speranza. Dal v. 26 al v. 30, Gesù definisce la sua identità che viene colta appieno dai discepoli nel momento in cui prende il pane, recita la benedizione e lo dà loro, ovvero durante l’azione eucaristica. Gesù – sottolinea Mons. Coccia – offre il suo corpo alla comunità, è nell’Eucarestia che il mistero salvifico di Cristo si irradia pienamente. Passiamo poi all’ultima parte, i vv.30-31 di fondamentale importanza: Gesù si rivela nella totalità della persona, ma per cogliere questa sua rivelazione bisogna avere un cuore aperto e l’entusiasmo di una compartecipazione assoluta. A tutti noi presbiteri dico di avere, nei confronti dell’Eucarestia, un atteggiamento di stupore del cuore e di accoglienza, consapevoli del fatto che la nostra vita di sacerdoti è una vita che si fa dono perché ha ricevuto, per prima, il dono. Ricordiamoci, dunque – conclude Mons. Coccia – che quando celebriamo l’Eucarestia assumiamo su di noi l’esperienza della morte personale, ovvero dei nostri limiti, e di quella che incontriamo nella quotidianità, ma dobbiamo viverla come un dato di passaggio verso la Risurrezione. Abbiamo bisogno di una Chiesa di risorti”.

E.P.