Editoriale. “Il solo uomo davvero dotato di sensibilità che ho incontrato in vita mia era il mio sarto: mi prendeva le misure tutte le volte che mi vedeva, mentre tutti gli altri mantenevano le vecchie misure e si aspettavano che io mi ci adattassi”. Questa frase di George Bernard Shaw (scrittore e drammaturgo irlandese) credo che ben si addica al confratello don Marco nel 25° di sacerdozio. Il Signore, come nella vita delle persone da lui create, compie cose grandi, innanzitutto amandoci di un amore onesto, pulito, schietto, cristallino. Don Marco è così. Nelle diverse visite che feci in terra di Bahia, appena giovane prete, ho davanti agli occhi il volto delle persone che Dio aveva donato a don Marco: sapeva prendere le misure con il metro dell’amore gratuito, spendendosi senza orologio, celebrando diverse liturgie nello stesso giorno ma con l’intensità e la passione sempre nuova. Don Marco è una persona pulita nel cuore e onesta negli occhi. Questi 25 anni di sacerdozio lo hanno rafforzato, gratificato, forgiato – come avviene per gli uomini e le donne donate totalmente a Dio – passando per la clessidra della sofferenza e dell’umiliazione. Ma chi ama con cuore libero non porta rancore e non serba vendetta. Io ho imparato (e sto continuando ad imparare) molto da don Marco. Se non era lui a chiedermi in giovanissima età se volevo diventare sacerdote, sul sentiero che portava al lago Misurina, con alta probabilità oggi non sarei qua. La sua vita e la mia sono sempre andate di pari passo, come servizi ecclesiali: prima a alla Santa Famiglia in parrocchia, poi Cuccurano nel Cdv, poi nelle vocazioni a San Costanzo. Per oltre dieci anni hai servito i poveri in terra brasiliana; ora i poveri sono tua madre che ha dato la vita a te e alla numerosa famiglia. Grazie per il servizio che doni alla Diocesi tutta. Nel pregare per te prego perché altri giovani scelgano come ideale di vita di servire Dio nei loro fratelli. Per sempre.
G. R.