Primo senso dell’invisibilità dei giovani: sono pochi.
Ma l’invisibilità del mondo giovani intende dire pure un’altra cosa: dice il fatto che l’intera società, in particolare quella italiana, si sta completamente lavando le mani del loro destino. Il decano dei sociologi italiani, Ferrarotti ha appena scritto un libro dal titolo inquietante: La strage degli innocenti. Note sul genocidio di una generazione. A che cosa si riferisce? Proviamo a capirlo insieme.
I giovani italiani sono circa 8 milioni e al momento stanno maggiormente provando i contraccolpi della recente crisi economica: si pensi agli ultimi dati Istat, secondo il quale il 29 per cento di loro non riesce a trovare lavoro. Si pensi pure alle spesso penalizzazioni condizioni contrattuali cui si sono sottoposti la maggior parte degli altri 4 milioni di giovani già a lavoro e infine alla situazione quantomeno fragile, precaria, instabile degli studenti universitari, che, seppure diminuiti negli ultimi cinque anni, rappresentano all’incirca un quarto dell’intero ceto giovanile. Che ne sarà di tali studenti? Che cosa li attende, conseguito il “pezzo di carta”? Un futuro incerto giocato tra precariato, espatrio, disoccupazione. Non c’è all’orizzonte nessun intervento strutturale circa le politiche del lavoro e soprattutto circa il necessario raccordo tra mondo dello studio e mondo del lavoro.
Ed ecco il secondo senso della loro invisibilità: alla fine dei conti, non ci interessano davvero. A livello politico non facciamo niente per loro: la strage degli innocenti!
Tutto questo è ovviamente terribile, perché impedisce ai giovani di essere ciò che afferma la verità del loro nome. La parola “giovane”, infatti, nell’etimo greco indica ciò che è nuovo e in quello latino potrebbe derivare dal verbo iuvare, aiutare: essi sono dotati, infatti, del meglio della forza biologica, del meglio della forza riproduttiva, del meglio della forza intellettuale, e di un naturale desiderio di cambiamento. Sono come delle cellule staminali che la natura dona alla società per rinnovarne e rinvigorirne il processo di crescita. I giovani sono la novità di una forza e la forza di una novità. Ma appunto forza e novità, delle quali si fa ben volentieri a meno. Per la parte “grassa” della società è come se non ci fossero. Così ci troviamo con giovani costretti a non poter innovare e giovare. Né a loro né ad altri. Sono un mondo di cui si pensa di poter fare a meno. E purtroppo gli scenari futuri non appaiono migliori.
Anzi ad aggravare la condizione dei giovani è proprio il fatto che la società è tutta concentrata sul presente e del futuro lascia emergere un volto davvero minaccioso.
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