“L’omelia deve parlare alla mente e al cuore. Non fare moralismi. Ritorniamo a predicare i 10 comandamenti”. Don Biscontin al ritiro del clero

In Italia si calcola che si tengano 140.000 omelie alla domenica. Il contatto diretto con la Parola di Dio e’ il metodo efficace.
Come preti abbiamo spesso un pregiudizio: se abbiamo qualcosa da dire avremo anche il modo per comunicarlo. Non e’ vero. Bisogna saper trovare il modo efficace per dire, per comunicare.
Diventa un bravo predicatore colui che e’ capace molto attento a quello che succederà quando lo ascolteranno e allontanare l’attenzione a se.
Le nostre omelie non hanno una logica obiettiva.
L’omelia esige disciplina perché ha delle norme a cui attenerci, non e’ una conferenza. Il messaggio deve essere in primo piano non il nostro umore.
Tre criteri per una omelia:
1. Le letture bibliche: sei devono studiare con cura e attenzione.
2. Contesto liturgico nel quale avviene la predicazione.
3. L’utilità pastorale per l’assemblea radunata.

L’omelia e’ parte della celebrazione liturgica e di conseguenza non posso preparare l’omelia se non mi assumo le responsabilità che il Messale dice.
Mentre preparo l’omelia devo farmi una idea di come sara’ la celebrazione. Di domenica in domenica mi devo organizzare su come fare l’omelia dentro il contesto liturgico.
Colui che prepara l’omelia si dia un obiettivo da raggiungere.

Vi sono tre tipi di predicatori:
A/ I predicatori preoccupati di se stessi.
B/ I predicatori preoccupati più del contenuto che dell’obiettivo.
C/ I predicatori che intrattengono.

L’obiettivo e’ dentro le persone che vi ascoltano.

Punto di partenza di una omelia: dove si trova l’assemblea adesso rispetto alla mia omelia. Nella predicazione devo parlare con la mente e al cuore della gente. Devo parlare ai sentimenti delle persone. Bisogna inoltre misurarsi sempre con ciò che si dice.