“La sessualità è una bella notizia. La castità difende dai pericoli dell’egoismo”. I coniugi Marchionni all’incontro organizzato dalla Pastorale Giovanile

“Giovani e affettività” è stato il tema dell’incontro svoltosi domenica 15 gennaio al Centro Pastorale. Tanti giovani, fra i quali un nutrito gruppo di scout, non hanno voluti mancare a questo appuntamento. ” Questo incontro – ha sottolineato don Steven Carboni responsabile della Pastorale Giovanile introducendo l’incontro – ci è stato proposto dai giovani che hanno voglia di vivere il fidanzamento in maniera cristiana”. Intervenuto anche il Vescovo Mons. Armando Trasarti il quale ha preso spunto dall’opuscolo sui giovani e dal vangelo di oggi per parlare di iniziative che riguardano i giovani della nostra diocesi quali, ad esempio, la casa giovani. “Dobbiamo dar vita ad una pastorale integrata fra zone – ha evidenziato il Vescovo – metodo stabile saranno gli incontri di giovani interparrocchiali nei momenti forti. É difficile per noi trattare il tema della sessualità. Abbiamo scelto quest’anno il tema dell’affettività. La pastorale ha bisogno di adulti che testimoniano la bellezza della vita cristiana. La pastorale ha bisogno di tecnica e di metodo, ma anche di innamorati di Dio”. Prima di dare la parola a Paolo e Emanuela Marchionni don Steven ha mostrato ai giovani un video di un’assemblea di ragazzi di una scuola americana sul tema della sessualità Romance without regret (amore senza rimorso). Maria Pia Ambrosini ha portato i saluti dell’Ufficio di Pastorale familiare e ha presentato Paolo ed Emanuela. “Sono due medici, entrambi fanno parte del consiglio nazionale Scienze e Vita. Sono una coppia di sposi e genitori di quattro figli”. “Il contesto attuale – ha spiegato Paolo Marchionni – quello del ‘così fan tutti’, del ‘chi non ci sa fare è tagliato fuori’. L’idea di vivere l’esperienza sessuale solo come autogratificazione svilisce il nostro essere persone. Non alcun senso essere tutti uguali. Dobbiamo rivendicare la dignità di essere ognuno se stesso. “La pseudocultura dominante- ha sottolineato Emanuela – è anemica, fredda, indifferente, disillusa, malinconicamente mediocre. La nostra società è indifferente di fronte alla vita e alla morte, tende a dimenticare e non coinvolgere, fa morire ogni passione e ogni desiderio, uccide la speranza di poter progettare un futuro”. “La pseudo cultura – ha affermato Paolo – va di pari passo con la pseudo scienza, ‘attrezzi’ e ‘farmaci’ contro la generazione di bambini, preservativi, pillole varie, la questione dell’aborto mai risolta che colpisce il bambino e la mamma coinvolta, la chirurgia al servizio del ‘velinismo’ e i farmaci prestazionali”. “Dobbiamo pensare a una nuova sceneggiatura che potrebbe avere come titolo ‘l’amore è possibile’. Non ci accontentiamo dei soliti film. Chi vuole vivere la relazione – ha sottolineato Emanuela – deve scoprire l’altro, combattere il conformismo del sesso che imprigiona la vera libertà, rispettare l’altro e il suo corpo poiché nel corpo è racchiuso il mistero di tutta la persona. Il mondo oggi fa fatica a instaurare legami e relazioni umane”. “La libertà nella quale vogliamo crescere – ha spiegato Paolo – è quella di realizzare se stesso in pienezza sapendo che c’è un di più al quale siamo chiamati. L’idea che il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo ci deve far riflettere. Noi glorifichiamo il Signore attraverso il nostro corpo. Siamo, attraverso il nostro corpo, l’immagine di Dio che ci ha creato e quindi la nostra immagine va salvaguardato”. “Vogliamo dire che la sessualità è una bella notizia – ha detto Emanuela”. Paolo ha sottolineato come, attraverso la sessualità, noi siamo di più uomini e donne in relazione, relazione come un legame che si crea e che porta entrambi ad essere qualcosa di nuovo. “C’è un tempo di discernimento, di comprensione di essere uomo e donna che si sono incontrati per comprendere se la loro strada porterà ad una relazione per sempre”. Il monologo sta al dono come la mediocrità sta al di più. “Se non facciamo della nostra vita un dono per l’altro, la nostra vita non ha un senso. L’essenziale è ciò che vedo con il cuore”. “L’amore coniugale – ha sottolineato Emanuela – ha quattro caratteristiche descritte da Paolo VI nel 1968 nel documento Humanae Vitae, momento non facile: umano, totale, fedele, fecondo”. “All’interno di questo amore, allora, che cosa vuol dire la castità? La castità come strumento a servizio dell’amore, come energia spirituale, come modo di essere e di intendere la vita, modo di rapportarsi agli altri, come maturazione della persona. La castità esprime la tenerezza dell’amore e comporta una rinuncia, difende l’amore dai pericoli dell’egoismo e dell’aggressività, è per il dono”.

di E. Papetti