Il cammino della Quaresima per un cristiano è importante come la primavera per la natura, perché è la primavera dello spirito. E’ il momento in cui rinasce, riprende il cammino verso la santità. Noi siamo convinti che come cristiani non possiamo ridurre la nostra risposta ai doni di Dio soltanto a qualche gesto di cortesia o a qualche elemento funzionale alla buona educazione. Noi siamo coinvolti da Dio nel suo grande disegno di salvezza per l’umanità: dare all’uomo la speranza che tante volte tradisce, ridare alla gente un’apertura verso il trascendente, verso di Lui, e allo stesso tempo riscoprire il Vangelo come percorso che ci aiuta ad incontrare Dio nelle persone e le persone dentro le loro fatiche, le loro gioie, le loro speranze.
D. – Nel Messaggio per la Quaresima, Benedetto XVI mette l’accento sulla responsabilità verso il fratello, e mette in guardia dall’anestesia spirituale che rende ciechi alle sofferenze altrui: un richiamo anche particolarmente attuale, visti i tempi in cui viviamo?
R. – E’ esatto. E anche molto forte, che esige un grande equilibrio. Di fatto, il Papa propone l’esempio negativo che ci viene da un episodio del Vangelo, quello del Buon Samaritano che viene lasciato mezzo morto sulla strada da gente che va dritta, consapevole di essere stata al servizio del Tempio senza accorgersi, però, che questo Tempio è allargato a tutti i poveri che incontra. Ciò per dire che questa anestesia spirituale colpisce tutti: colpisce gli uomini di Chiesa, colpisce chiunque si rinchiuda nel suo egoismo. Esige e sollecita, quindi – dice il Papa – la consapevolezza di avere una responsabilità verso gli altri. A me pare che questo sia importante. E c’è un altro accenno che vale la pena di sottolineare, che non è soltanto l’attenzione all’altro perché ha bisogno, perché bisogna essere generosi: c’è anche una solidarietà nel cogliere che siamo chiamati a fare il bene, quindi nel vedere anche i comportamenti e vedere se questi comportamenti sono impostati sul Vangelo o se invece sono impostati su qualcos’altro. E’ un atteggiamento difficile, ma ricordarci a vicenda che dobbiamo puntare più in alto è un’opera quaresimale eccezionale.
D. – Il Papa, nel Messaggio, sottolinea appunto l’importanza e il richiamo a un aspetto della vita cristiana che pare caduto in oblio: la correzione fraterna…
R. – Noi cristiani siamo sempre stati un po’ puntati, perché facciamo i moralizzatori. Ecco: il Papa non dice questo. Non ci chiede di fare i moralizzatori, ma dice che la nostra esperienza cristiana – se vuole essere fedele al Vangelo e quindi anche all’uomo, alla donna che incontra – dev’essere capace anche di alzare il livello della nostra prospettiva, della prospettiva di tutti. Cioè, deve vedere che dentro ai mali del mondo c’è un’assenza di Dio e che questa va sottolineata. Non si giudica ma si coglie la strada che occorre seguire per cambiare.
D. – Quale augurio si sente di fare ai fedeli, non solo della sua diocesi, e agli ascoltatori della Radio Vaticana, per questo inizio di Quaresima?
R. – Io vi auguro di incominciare decisi, di non stare a voltarvi indietro e di prendere tutti i giorni il Vangelo come l’ispirazione fondamentale della giornata.
(intervista a Radio Vaticana)