Natale: nessuna fuga o disimpegno. Il messaggio del Vescovo per le festività

Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio-. Isaia 40,1
Natale: nessuna fuga o disimpegno

Se c’è una cifra in cui il nostro tempo si riassume emblematicamente è il drammatico venir meno dell’orizzonte della speranza: la vita appare schiacciata sul presente e sulle sue necessità, il futuro ha cessato di rappresentare una promessa capace di mobilitare desideri, energia, prospettive di azione… In un tempo di crisi radicale come quello che stiamo vivendo, il cristiano non può sottrarsi a un compito, quello di tenere viva la speranza, essenziale alla qualità umana stessa dell’esistenza. Ma la speranza non è facile da vivere, per nessuno, neppure per un cristiano. Essa infatti chiede lo sguardo lungo, cioè il coraggio della pazienza, che sa sopportare e non si lascia piegare da nessuna difficoltà. L’uomo paziente è l’uomo che si muove entro ampi orizzonti e sa attendere a lungo, come il contadino, dopo la semina. La speranza è affidata a un terreno la cui vitalità è nascosta. L’attesa è lunga, ma anche certa. Il cristiano fonda infatti la sua speranza  nella memoria del Dio di Gesù Cristo: il seme del suo Regno è deposto nella terra della storia umana e certo porterà frutto.
In un contesto di paura del futuro, come quello presente, in cui sembra che vengano a mancare tutte le certezze ( da quelle economiche a quelle morali), abbiamo quanto mai bisogno della Speranza che è rappresentata dal Bambino di Nazaret: l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice  quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Il Signore vuole e può ancora intervenire nella storia, ma ci chiede di fargli spazio nella nostra vita, di trovare posto per Lui nel nostro cuore.
Siamo invitati dal Vangelo di Natale a fare questo: a lasciarci cadere, nella nostra umana stanchezza, sulla terra dell’amore divino, amore divino fattosi indifeso e fragile in modo da poter mettere in crisi la nostra vana fiducia in noi stessi.
Ecco, oggi Dio viene con il Vangelo del Natale per dirci che anche la sua è stata una storia di rifiuto, di sofferenza, di dolore, di abbandono, di solitudine. Nessuno può comprenderci meglio di Lui, nessuno può esserci vicino più di Lui.
Il Vangelo di Natale ci dice che ti puoi fidare, che c’è una speranza, che c’è una mano pronta, tesa per te, nel tuo buio in cui ti trovi, nella tua amarezza e nella tua desolazione. Ha voluto amare ciò che non era amabile: noi che eravamo nella perdizione, nella debolezza umana, nella ribellione, nella incapacità di meritare l’amore di Dio che ci salva.
“Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla solidarietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna” (Benedetto XVI – Loreto 4 ottobre 2012).
Ecco l’augurio per questo Natale a tutti voi: che la prossimità e la corresponsabilità facciano da bussola al nostro cammino e ci aiutino a restare fedeli a noi stessi e agli altri, nella nostra comune umanità.

 

 

+ Armando Trasarti
Vescovo