“La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile”. Guidati dalle parole del Messaggio per la giornata mondiale della Pace di Papa Benedetto XVI e dalla ricorrenza del 50° anniversario dell’enciclica “Pacem in Terris” di Papa Giovanni XXIII, si è svolta… sabato 12 gennaio a Fano, in cattedrale, la XXIII Veglia di preghiera per la Pace, presieduta dal vescovo Mons. Armando Trasarti.
Un impegno per la pace che, ci ricorda il Vescovo, nasce innanzitutto dal rispetto per la vita umana in tutte le sue dimensioni e dalla comunione tra tutti i popoli del mondo in quanto membri della stessa famiglia umana. La pace non può inoltre essere concepita, né realizzata, se viene meno il rispetto per la dignità dell’uomo e, di conseguenza, se vengono meno i diritti e doveri sociali, i valori e i principi etici che ne preservano e custodiscono il valore. Il vescovo ha ricordato l’importanza e il valore che la pedagogia della pace ricopre all’interno di ogni comunità, anche se questa richiede tempo e pazienza per poter dare i propri frutti. Un valore che per la nostra diocesi è ancor più significativo, in quanto quest’anno si svolgerà il decimo anno di corso della Scuola di Pace, attraverso la quale ci si è impegnati a diffondere e promuovere la cultura della pace e della solidarietà tra gli uomini.
Durante la veglia è stata inoltre ascoltata anche la testimonianza di Padre Michele Sardella, missionario comboniano che ha trascorso diversi anni in Malawi. “Nessuna guerra ha mai costruito villaggi” – ci racconta padre Michele- e la storia dei paesi africani ci insegna fin troppo bene come dalla violenza umana non si generi nulla di buono. Per questo motivo è importante “imparare a trasformare il male che si riceve e che ci circonda in bene”, con pazienza e perseveranza, senza lasciarci scoraggiare dalle avversità. Ecco, dunque, la missione che l’operatore di pace, ma più in generale ogni uomo, è chiamato a realizzare oggi. L’invito è rivolto in particolare ai giovani, ai quali padre Michele lascia due parole: “pazienza”, perché i frutti della costruzione della pace non sono sempre immediatamente visibili, e “coraggio” nel percorrere il cammino della pace e la difesa delle persone più svantaggiate, imparando proprio da loro ad affrontare le difficoltà e allo stesso tempo a ringraziare per la vita, i doni ricevuti e per le piccole cose di ogni giorno.
A conclusione della veglia, come gesto di preghiera per il dono della pace ad ogni uomo, sono stati ricordati tutti i paesi che in questo momento sono afflitti dalla guerra e per ciascuno di essi è stata accesa una candela ai piedi dell’altare in segno di preghiera e di invito per ognuno di noi a crescere nella consapevolezza dell’urgenza di un costante impegno per la pace nel mondo.
Michela Pagnini