«Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37). È proprio il medesimo spirito che è stato adottato dal vescovo Armando Trasarti che, dopo aver visitato gli ospedali dell’entroterra diocesano, nelle mattinata di giovedì 7 (la visita proseguirà… anche venerdì 8 febbraio) si è recato nella struttura di Fano, per portare un po’ di supporto e di compassione a nome della Chiesa diocesana a chi si trova a dover affrontare un periodo di sofferenza. Un appuntamento annuale che si colloca in prossimità della giornata mondiale del malato, quest’anno in calendario per l’11 febbraio. Oltre che con i degenti, al vescovo Trasarti non sono mancati i momenti di confronto con il personale medico e paramedico. Una visita che, per la giornata di giovedì, si è conclusa con l’incontro della dirigenza sanitaria dell’azienda ospedaliera “Marche Nord”.
A condurre i convenevoli è stato il dottor Nicola Sardella, che ha ricordato come la presenza della Chiesa, concretizzata con la figura del cappellano don Marco Polverari, sia una risorsa importante per l’intero ospedale, arrivando a definire il sacerdote come un vero “collega” nell’ambiente della sofferenza, il quale riesce a garantire un rapporto di stima reciproca e collaborazione. E proprio don Polverari ha descritto l’atteggiamento che i malati si aspettano: «Passare, fermarsi, provare compassione e prendersi cura con trasporto anche spirituale», così come è accaduto nell’episodio evangelico del buon samaritano.
Il dottor Aldo Ricci, direttore dell’azienda ospedaliera unica, ha ringraziato per la presenza costante che il Vescovo ha sia per i pazienti che per gli operatori, poi ha spostato l’attenzione sull’attuale momento che sta vivendo la sanità nazionale e, dunque, pure quella locale: «Non possiamo far finta che stiamo passando un buon periodo. I fondi nazionali sono diminuiti. È stato il primo evento di tale portata da quando esiste il Sistema Sanitario Nazionale. Queste condizioni ci portano così ad un’inevitabile riorganizzazione del sistema, trasformando i piccoli ospedali in strutture di riabilitazione o in case di degenza, ma mai considerate di serie B». Parole che hanno dello scoraggiante, ma che il dottor Ricci ha giustificato in base alla contingenza economica e sociale. In questo processo di nuova progettazione, il direttore generale ha posto come valori non negoziabili tre importanti concetti: solidarietà, umanità e trasparenza; gli stessi capisaldi della missione sanitaria. Poi Ricci ha risposto alle critiche contro la “malasanità”: «Non dobbiamo aver paura di comunicare ed occorre il coraggio della verità. La maggioranza degli operatori ha una grande capacità di ascolto, costanza, accompagnamento, senza la presunzione di comparire sul giornale: così è la “maggioranza silenziosa” e sono convinto che è con l’esempio positivo che si migliorano le cose».
«C’è grande insicurezza in molti medici sul proprio lavoro e la precarietà genera affaticamento anche psicologico. Il “non governo” è peggiore di qualsiasi cattivo governo, soprattutto riguardo all’incertezza presente nell’entroterra», ha esordito il Vescovo nel suo saluto al personale, riscontrando un dato oggettivo relativo ai contratti con cui gran parte dell’organico è tutt’ora in forza all’interno dell’organizzazione ospedaliera. «Non bisogna mai sottovalutare il tratto umano di ogni persona, – ha proseguito Trasarti – dall’addetto alle pulizie al dirigente medico». Per quanto riguarda i malati, il Vescovo ha ricordato che nella sofferenza emerge inevitabilmente la vera personalità dell’individuo, la quale va accudita in ogni sua espressione, mantenendo ben presente che le cure palliative spesso iniziano proprio dalle buone parole.
Matteo Itri