E’ arrivata alle 9.30 ed è stata accolta, con grande partecipazione ed entusiasmo, nel carcere di Fossombrone. La Madonna di Loreto, in pellegrinaggio verso la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro, ha voluto fermarsi… nella casa circondariale accompagnata dall’arcivescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonucci e da un gruppo di giovani che parteciperanno alla prossima GMG. E’ arrivata sabato 18 maggio non a caso. Proprio in quella data, infatti, nasceva il Beato Giovanni Paolo II, colui che inventò queste giornate dedicate ai giovani.
Ad aprire la mattinata sono intervenuti don Guido Spadoni, cappellano del carcere, che ha spiegato il significato di questa importante giornata e don Francesco Pierpaoli, direttore del Centro Giovanni Paolo II di Montorso, il quale ha ricordato come la Madonna di Loreto rappresenti i giovani italiani alle Giornate Mondiali. “Questa mattina – ha esordito don Pierpaoli – ci sentiamo tutti figli di questa Madre, non figli di serie A o serie B, ma semplicemente figli e questo è per noi motivo di grande gioia. L’immagine della Madonna di Loreto, insieme al Crocifisso di San Damiano, da sempre hanno rappresentato l’Italia alle GMG. Già da diverso tempo con questa statua, che è una copia originale della Madonna di Loreto, stiamo girando l’Italia. Abbiamo fatto tappa a Policoro con i giovani della Basilicata, a Perugia e, oggi, dopo il carcere di Fossombrone, la accompagneremo nel monastero di clausura di Loreto. Vorrei aggiungere che il prossimo 5 giugno porteremo questa immagine a Roma da Papa Francesco prima di volare a Rio”.
Mons. Giovanni Tonucci ha riflettuto sulla pagina del Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38), esaminando dapprima tutti nomi che compaiono all’inizio del brano. “Sette nomi per arrivare a quella precisa determinazione. Che cosa significa tutto ciò? L’angelo Gabriele non è stato mandato casualmente, ma in un luogo preciso, in una regione precisa, in una città precisa, in una casa precisa. Possiamo dire che, da sempre, Dio guardava a quella casetta situata in un misero villaggio nelle colline della Galilea e, da sempre, aveva scelto una persona. E a Maria Dio fa una proposta che si scontra con il progetto che la ragazza già aveva: la vita di Maria, infatti, era già stata stabilita. Sappiamo che era fidanzata con un uomo di nome Giuseppe che faceva il falegname. Maria si preparava, quindi, ad avere una famiglia normale, voleva essere semplicemente una della tante donne di Israele. Dalla risposta che dà all’angelo, sappiamo che c’era qualcosa di speciale in lei, ma sappiamo anche che era turbata. Allora Dio si fa, in un certo senso, capire meglio, Dio ha bisogno di Maria, della sua natura umana per un progetto che porterà alla salvezza del mondo intero. Di fronte a questa proposta precisa – ha sottolineato Mons. Tonucci – Maria cambia la sua vita dicendo ‘Si faccia di me secondo la tua Parola’. Tutto ciò è successo duemila anni fa, ma perché noi oggi abbiamo voluto riprendere in mano questo brano di Vangelo? Quello che è successo all’epoca di Maria, quello che ha cambiato la vita di questa giovane donna, che l’ha portata ad assumere una missione che ha proseguito per sempre, oggi lo vive ciascuno di noi, perché quella serie di nomi che abbiamo sentito all’inizio ci fa capire una cosa fondamentale: Dio non ci guarda e ci chiama come gruppo di persone, ma individualmente. Oggi Dio – ha proseguito Mons. Tonucci – viene qui e ci parla, parla a ciascuno di noi facendoci delle singole proposte che ci cambiano la vita. Cos’è che il Signore mi chiede? Prima di tutto occorre provare a mettersi in ascolto, a pensare, a creare una pausa di silenzio nel nostro cuore per capire che cosa desidera il Signore da noi oggi. E non saranno grandi imprese, ma saranno grandi cose che possono voler dire un sorriso, una mano che si tende per rialzare chi è caduto, l’orecchio per ascoltare qualcuno che ha bisogno o la vicinanza in silenzio”.