Nella serata di sabato 31 agosto, le monache dell’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, assegnate da ormai più di un mese al santuario della beata Vergine… delle Grazie di Cartoceto, hanno ricevuto l’accoglienza di benvenuto da parte del vescovo Armando che ha presieduto la Santa Messa. Un abbraccio che, oltre a provenire da tutta la Diocesi, proviene anche dalla Terra Santa, da Betlemme, dove il Vescovo ha avuto modo di incontrare, soltanto qualche giorno prima, un altro monastero dello stesso ordine.
Il priore generale degli Agostiniani, presente per l’occasione, ha ricordato le radici storiche di questo monastero, che nel passato ha visto formarsi tra queste mura tanti novizi. Proseguendo nel suo saluto, ha più volte ripetuto la sua speranza affinché i frutti di questo luogo di spiritualità possano essere accolti da tutta la comunità diocesana in cui questa cellula di fraternità monastica va ad inserirsi. Un concetto caro anche alla presidente Maria, che ha definito la nuova comunità di Cartoceto come un “centro vivo” in cui, nell’adorazione eucaristica, veniamo tutti riuniti.
«Capita spesso di chiudere monasteri, anziché accoglierne. – ha esordito il Vescovo – Di fronte alla nostra frenesia, alla pretesa di celebrazioni che ci mettono a posto la coscienza, ma non l’anima, qui si potrà fare esperienza di quella sosta rigenerante della contemplazione, vissuta con lo stile dell’accoglienza. Dobbiamo stare attenti, infatti, alla pericolosa teologia della pretesa e del dare tutto per scontato, che spesso adombra quella della gratuità». Commentando le letture della XXII domenica del tempo ordinario, il vescovo Armando ha suggerito di accostare la pericope evangelica del giorno a quella della cena del Signore, per comprendere come il vero discepolo si conformi pienamente alle scelte del suo maestro che, a sua volta, diviene servo degli altri. «L’Eucaristia è un inno al servizio. – ha proseguito monsignor Trasarti, il quale ha poi affidato alle monache un’importante consegna – Nella vita tutto conta, ma ciò che è più importante è il Signore. Insegnateci questa insondabile presenza di Dio che, nel mistero della contemplazione, colma le tante nostre frenetiche ed inutili pretese».
Matteo Itri