“La chiesa marchigiana inizia un nuovo cammino”. Concluso il Convegno Ecclesiale Marchigiano

Prime considerazioni di mons. Luigi Conti in un breve incontro con la stampa marchigiana sull’attività dei laboratori che hanno coinvolto i 720 partecipanti al secondo Convegno ecclesiale marchigiano.
Uno degli aspetti che ha colpito Conti è stata ”la gioia con cui tutti hanno lavorato, indice di una presa di coscienza, della consapevolezza laicale del futuro della Chiesa. Noi Vescovi… siamo molto grati a questi laici che ci dicono le cose in faccia, con grande rispetto ma senza nascondere le loro attese. E’ per questo che, come pastori, vogliamo continuare ad essere i collaboratori della gioia che i laici ci presentano. Per il resto, credo che siamo davvero nella prospettiva giusta, noi abbiamo sentito che nei laboratori sono risuonate alcune proposte, ad esempio un Tavolo di pastorale integrata, un Osservatorio permanente per le povertà, un monitoraggio costante della situazione civile, politica, umana in genere, e questo ci conforta perché vuol dire che al di là di alcune distanze più o meno apparenti, la coincidenza è quasi perfetta. Cosicché domani mattina potremo davvero iniziare un nuovo cammino. Lo inizieremo oggi, in realtà, perché durante la Liturgia toccherà a me, a nome dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi dire quale coincidenza c’è tra il nostro cammino e il cammino del Vangelo. Negli Atti degli Apostoli, c’è una frase che ricorre spesso che dice: “la Parola li aveva preceduti”, arrivavano gli Apostoli ma la parola di Dio era già lì; questo sta accadendo oggi, nel nostro tempo, in una società che è fortemente secolarizzata ed è piena di crisi, di sfiducia, di pessimismo. Qui dentro noi abbiamo la possibilità vera di portare un po’ di speranza, e la porteremo, ne sono certo.

Un lavoro importante è stato realizzato dai facilitatori, cha avevano il ruolo di proporre la riflessione e stimolare il lavoro nei laboratori, verso i quali Conti rivolge parole di apprezzamento: “Sono stati molto bravi. Alcune tematiche non sono così presenti alla mentalità dei giovani o degli altri partecipanti, come, ad esempio, la richiesta del Battesimo da parte degli adulti. E’ impressionante, anche nelle cifre, quello che accade nelle nostre Diocesi: non sono soltanto gli adulti immigrati a chiedere di ricevere il sacramento, ma anche molti i giovani delle nostre città che non sono battezzati e che alle soglie del matrimonio si avvicinano alla Chiesa e chiedono il battesimo. E’ indispensabile tenere presente l’urgenza che le Diocesi dispongano di un servizio per il catecumenato degli adulti. Sono state affrontate con efficacia tante altre questioni, in questi due giorni, e un altro esempio è rappresentato dalle proposte emerse nell’ambito dedicato al lavoro, in merito al Progetto Policoro per i giovani, in cui si chiede di allargare il ventaglio del loro impegno. In alcuni casi, questo progetto è andato verso la terra, ed è una benedizione che ci siano giovani che si riappropriano del valore della terra e dei suoi frutti. Ci sono però anche territori nuovi, inesplorati, come quello del web, della comunicazione mediatica, che sono più connaturali ai giovani, quindi sarà bene che il Progetto Policoro preveda anche questo. Da questo punto di vista, siamo all’avanguardia e potremo dire qualcosa anche a livello nazionale, perché si tratta di un’esperienza finora inedita.

Il bilancio di quanto è stato prodotto in questi giorni è sicuramente positivo, anche per noi Vescovi, perché ci rendiamo conto  di aver seminato una Parola che ha dato frutto. Non è merito nostro ma della nostra fedeltà al Vangelo. Faccio un esempio: quello che sta accadendo, a livello regionale, nella varie Caritas, in un momento nel quale le Istituzioni civili (Regione, Provincie, Comuni) pur avendo fatto di tutto non hanno più nessuna risorsa, è impressionante, perché sono numerose le persone e le famiglie che accolgono, che fanno a meno di parte dello stipendio per sostenere le mense e le case di accoglienza. Anche noi Vescovi non ci aspettavamo che esistesse un tessuto così aperto alla carità: la crisi ha rivelato lo spirito profondo della nostra gente, che è lo stesso che aveva trenta, quaranta, cinquant’anni fa, prima di scivolare dalle montagne verso il litorale per esigenze di lavoro. Oggi, vediamo che molte famiglie stanno rientrando verso la media collina o la montagna per riabbracciare la terra da cui sono scappati.

Tra le conclusioni del convegno, una battuta dice “Alzati, clicca, e va’…”, ma il click non sostituisce l’incontro: “Assolutamente no – afferma Conti – il click è propedeutico all’incontro ma guai a noi se, nel muoverci nel mondo, rendessimo freddo – così come accade nel contesto virtuale – il rapporto e l’incontro con l’altro attraverso il web: noi vogliamo riscaldare anche la rete.

Sono ancora molto presenti le parole pronunciate dal Cardinale Bagnasco nella prolusione di venerdì: “Il Cardinale ci ha incoraggiato e ha dato slancio cambiando lo slogan del Convegno in “Alzati, e sta”, perché il punto di partenza – il Convegno lo dimostra nel vissuto di questi giorni – è stare con Lui, stare alla presenza del Signore e ricevere da lui lo spirito con il quale si va poi incontro alla Storia, alle persone, ai drammi della nostra gente. In questo senso la sua presenza, seppur breve, è stata molto importante. D’altronde è stato con noi diversi anni come confratello, Vescovo di Pesaro, e a questo punto abbiamo chiesto una ricompensa degli anni in cui siamo stati insieme.

(Eleonora Tiseni)