Domenica 30 marzo si è tenuto il primo incontro della Cattedra del dialogo: Credere oggi.
Un incontro atipico ma pertinente agli scopi che la Cattedra vuole perseguire, vale a dire mettere a fuoco temi di attualità e sottoporli dialetticamente alla riflessione dell’uomo che vive la realtà frantumata della post-modernità.
Piero Stefani, biblista e noto studioso di ebraismo, ha presentato l’ultimo libro, da poco pubblicato, di Daniele Garota, appassionato indagatore dei temi ‘ultimi’ e decisivi della fede cristiana. Illuminante la bella introduzione di Nino Santarelli.
Tra conoscenza e grido. Le dinamiche della fede (Ed. Paoline) è un testo che interpella la nostra coscienza di cristiani e non, perché affronta il tema della speranza, del suo fondamento, della sua ragion d’essere.
Garota lega la speranza alla fede, anzi afferma che la fede è una cosa sola con la speranza e l’attesa. Rompe, in un certo qual modo, il paradigma tradizionale per mettere a fuoco le differenze, nella fede, tra la conoscenza e il grido, fra una maniera razionale di credere, fatta di certezze e risposte sicure, e un’altra invece più problematica, fatta di grido che diventa invocazione, di domanda, di inquietudine e di paradossi.
“La meta -afferma Garota- non è la conoscenza, è la salvezza, è l’esperienza concreta di ciò che Dio ha promesso e che deve perciò essere atteso con forza da persone coscienti e libere”. Fede e speranza abitano il non detto, le lacrime, l’inquietudine di chi cerca. La fede conosce la sofferenza della comprensione senza la quale però non si giunge all’umiltà, condizione della serietà del credere. Proprio il grido che diventa invocazione dà ragione della nostra speranza in quel mondo nuovo promesso che solo Dio può dare.
Irene Cavalli