“Vogliamo dedicare questa celebrazione alla gente di mare”. Queste le prime parole dell’omelia del Vescovo Armando, martedì 12 agosto all’anfiteatro Rastat, in occasione del 30esimo anniversario della visita di San Giovanni Paolo II a Fano. Un’omelia intensa, interrotta più volte dagli applausi dei tantissimi fedeli presenti alla celebrazione eucaristica, che ha saputo cogliere nel profondo i sentimenti dell’intera città. A fare da sfondo alla celebrazione il mare, animato, poco prima della Santa Messa, dagli emozionanti giochi d’acqua delle barche. “Quando pensiamo al mare – ha sottolineato il Vescovo – non possiamo non citare il mare nostrum che è diventato ormai un sepolcreto”. Partendo dalle intense parole della canzone “Gente di mare”, portata al successo negli anni Ottanta da Umberto Tozzi, il Vescovo ha posto l’attenzione sulle fatiche dei pescatori, di chi in mare si guadagna, con non poche difficoltà, da vivere. “Diamo dignità e rispetto a questa gente. Facciamo qualcosa per loro altrimenti andremo davvero alla deriva. Sul mare si può ancora lavorare”.
Il Vescovo, riprendendo il Vangelo di Matteo, ha sottolineato l’impegno di tutto il presbiterio diocesano che non guarda dalla riva, ma sta sulla barca insieme alla gente. Parole di incoraggiamento anche per le autorità civili e militari presenti “a stare dentro questo nostro mondo”. E poi ancora le nuove generazioni alle quali è necessario dare spazio, i poveri “che sono di tutti, nessuno escluso”, l’importanza dell’accoglienza turistica in una città come Fano affacciata sul mare.
Il Vescovo si è poi soffermato sul tema della barca o nave, simbolo della Chiesa e della vita del cristiano che, sbattuto dai flutti, combatte la buona battaglia per “conservare la fede e meritare il premio eterno”. “La nave – ha proseguito il Vescovo – è la Chiesa e il pilota è Cristo, simboleggiato dalla croce dell’albero, che conduce al porto della salvezza quelli che a lui si affidano. La nave in movimento è indice di un viaggio che stiamo percorrendo attraverso le nostre emozioni, le acque placide stanno a significare la tranquillità che stiamo vivendo. La nave nella tempesta, invece, che si lascia portare o che è sballottata bruscamente riflette la nostra predisposizione all’abbandono nei confronti della vita o le avversità che colpiscono o che feriscono. Il mare è il mondo in cui la Chiesa, come una nave nelle onde del mare, è sbattuta dai flutti, ma non va alla deriva perchè ha con sè Cristo, il suo accorto timoniere”.