Sinodo famiglia: “No a cristiani di prima, seconda e terza classe”

sinodo famiglia“È la situazione del singolo che deve essere presa sul serio”. Così il card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha spiegato la “legge della gradualità”, oggetto di dibattito al Sinodo. “Non è tutto o niente”, ha spiegato il porporato: “Dobbiamo capire i rapporti tra le persone, che sono così variegati, e capire cosa hanno di buono, come è vissuto il Vangelo”. Tra le priorità, il porporato ha indicato la necessità di chiedersi “come possiamo parlare alle unioni civili, che certo non possono essere accettate come un matrimonio ma che magari sono nelle fasi preliminari”. “Gradualità”, in questo caso, è “condurle piano piano al sacramento”. “Tutto è gradualità”, ha commentato Marx, ricordando che già Benedetto XVI aveva detto che “i divorziati fanno parte della Chiesa”. Quello dei divorziati risposati per il card. Marx, “non è un gruppo speciale”: in Germania “c’è una tradizione, ci sono corsi, incontri per singoli che educano da soli i lori bambini, persone che sono state abbandonate e sono innocenti”. “Bisogna stare accanto a loro”, perché “nessuno è superfluo, nessuno è escluso”, l’esclusione non fa parte della Chiesa”, e “Papa Francesco lo ha detto chiaramente”. “Non esistono cristiani di prima, seconda e terza classe”, ha concluso il cardinale: “Certo ci sono delle difficoltà, non possiamo dimenticarle, ma ognuno può dare il proprio contributo”.

“Sono impressionato dall’enorme interesse che suscita questo Sinodo”. Il cardinale Christoph Schönborn ha cominciato con queste parole il briefing di oggi. “Non è il mio primo Sinodo – ha proseguito – ma raramente ho visto tale interesse, e questo ha a che fare con una cosa molto semplice: ci sono pochissimi temi che ci toccano così da vicino come la famiglia”. La famiglia, insomma, “come rete di sopravvivenza, in un momento difficile per la vita delle famiglie e per la società”. “Il nostro sguardo – ha denunciato il cardinale – moto spesso è troppo ridotto alla famiglia nucleare: questo significa che questo Sinodo è un’occasione per allargare la nostra visione della famiglia”. Per Schönborn, dobbiamo “andare al di là di tante questioni morali, dobbiamo vedere il ruolo sostanziale della famiglia”. Il Papa, del resto, “ci ha esortato a considerare la famiglia non per vedere ciò che non funziona, ma anzitutto ha voluto mostrare la bellezza e la necessità vitale della famiglia. Ci ha invitato ad avere uno sguardo attento alla realtà”. “Papa Francesco ci ha invitato a camminare”, ha proseguito il porporato ricordando che il cammino del Sinodo è cominciato con il Concistoro di febbraio, prosegue con questo Sinodo straordinario e continuerà fino all’Assemblea ordinaria dell’anno prossimo: “Accompagnare è la parola-chiave, non giudicare”.

 

“Il cammino dei gruppi dei Circoli minori è la cosa più importante”. Lo ha detto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, che nel briefing di oggi ha ricordato che dopo la “Relatio post disceptationem” si è “entrati” in “una tappa più interattiva di gruppi più ridotti che producono una reazione più concreta al documento diffuso”. “Per questo – ha aggiunto – gli invitati di ieri, di oggi e di domani a questi incontri sono dei rappresentanti autorevoli dei Circoli, in modo tale da sapere qual è il clima che condurrà domani alla Congregazione generale che sempre domani porterà a una tappa decisiva: la Relatio Sinodi”. Domani, inoltre, saranno comunicate le relazioni di tutti i gruppi. Oggi il portavoce vaticano era affiancato da monsignor Joseph Kurtz, arcivescovo di Lousville e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, rappresentante del Circolo inglese, dal cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona e grande canonista, e da monsignor Rino Fisichella, relatore del gruppo di lingua italiana.

“Il Sinodo – ha testimoniato il cardinale Sistach – è costituito da un clima di unione e pastoralità della Chiesa madre e maestra, la Chiesa universale attenta alla realtà del mondo e posta dalla parte della bellezza del matrimonio si occupa di una questione che riguarda nel complesso tutti i continenti all’unanimità, e non solo l’Europa”. La “Relatio”, ha precisato, è “un documento di lavoro, dunque caratterizzato da una natura di provvisorietà, che raccoglie la prima settimana dei lavori ma non determina la conclusione degli stessi”. “Tutti i padri sinodali parlano con libertà, su invito del Santo Padre che ha richiamato tutti all’umiltà”, ha aggiunto. Per mons. Fisichella, “i circoli hanno una presenza molto differenziata, essenziale per la visione globale per la problematica del Sinodo sulla famiglia, tanto che nel gruppo italiano ci sono anche presenze dal Medio Oriente, Europa, Africa”. L’Africa, ad esempio, “è un grandissimo continente che si divide in diverse tradizioni che debbono essere attentamente valutate e considerate. Dunque, il Sinodo nella sua visione cattolica e universale, ha rispetto per le sensibilità e le reazioni che derivano dai diversi Padri sinodali che ne hanno preso parte”.

 

Alcuni degli interventi liberi dopo la “Relatio post disceptationem”

“In relazione agli omosessuali, è stata evidenziata la necessità di accoglienza, ma con la giusta prudenza, affinché non si crei l’impressione di una valutazione positiva di tale orientamento”. È quanto si legge nella sintesi degli interventi liberi di ieri, diffusa oggi dalla sala stampa della Santa Sede. “La stessa attenzione è stata auspicata nei riguardi delle convivenze”, si legge ancora nella sintesi. Per i padri intervenuti al dibattito, inoltre, è necessario “approfondire e chiarire il tema della gradualità, che può essere all’origine di una serie di confusioni”. Per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, ad esempio, “è difficile accogliere delle eccezioni senza che in realtà diventino una regola comune”. La parola “peccato” non è quasi presente nella “Relatio”, hanno fatto notare i padri. Riguardo allo snellimento delle procedure per le cause di nullità matrimoniale, “qualche perplessità” è stata sollevata riguardo alla proposta di affidare “maggiori competenze” al vescovo diocesano, “gravandone eccessivamente le spalle”. Tra i temi della vita, la proposta è di “affrontare in modo più deciso non solo il tema dell’aborto, ma anche quello della maternità surrogata”. Maggiore attenzione è stata chiesta anche per i casi di poligamia e per la diffusione della pornografia, in particolare quella sul web, “rischio reale per l’unità familiare”.
“Dare maggior accento al tema della donna, della sua tutela e della sua importanza per la trasmissione della vita e della fede”. È uno dei suggerimenti forniti dagli interventi di ieri, dopo la “Relatio post disceptationem”. Tra le altre proposte dei padri quelle “d’integrare qualche considerazione sulla figura dei nonni all’interno del nucleo familiare; d’inserire un riferimento più specifico alla famiglia come ‘Chiesa domestica’ e alla parrocchia come ‘famiglia di famiglie’, così come alla Sacra Famiglia, modello di riferimento essenziale”. In quest’ottica, è stato suggerito anche di “valorizzare di più la prospettiva missionaria della famiglia, il suo annunciare il Vangelo nel mondo contemporaneo”.
“Fermo restando che la Chiesa deve accogliere chi è in difficoltà, sarebbe bene parlare più diffusamente anche delle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono”. È una delle indicazioni giunta dagli interventi liberi – 41, per quasi due ore – che hanno fatto seguito alla “Relatio post disceptationem” di ieri. “Dal Sinodo – si legge nella sintesi degli interventi, diffusa oggi dalla sala stampa della Santa Sede – dovrebbe emergere con più chiarezza che il matrimonio indissolubile, felice, fedele per sempre, è bello, è possibile ed è presente nella società, evitando di focalizzarsi principalmente sulle situazioni familiari imperfette”. In generale, la “Relatio” è stata “apprezzata nella sua capacità di fotografare bene gli interventi che si sono susseguiti in Aula in questi giorni, cogliendo lo spirito dell’Assemblea ed evidenziando l’accoglienza come tema principale dei lavori”. Dal documento, si è detto, “emerge l’amore della Chiesa per la famiglia fedele a Cristo, ma anche la sua capacità di essere vicina all’uomo in ogni momento della sua vita, di comprendere che, dietro alle sfide pastorali, ci sono tante persone che soffrono”. Lo “sguardo” del Sinodo – è stato ribadito – dovrebbe essere quello “del pastore che dà la vita per le sue pecore, non che le giudica a priori”.

 

 
“L’eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale – sotto la responsabilità del vescovo diocesano – e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti”. È una delle proposte emerse al Sinodo sull’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati. “Alcuni padri”, ha riferito il card. Erdõ, “hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico, altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie o sofferenze”. Quanto alle persone separate ma non risposate, “vanno invitate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà”. Rispetto all’idea di limitarsi, per i divorziati risposati, alla sola “comunione spirituale”, molti padri si sono chiesti: “Se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?”.

“La celebrazione del rito matrimoniale non è automaticamente la celebrazione del sacramento matrimoniale”. È una delle precisazioni venute dai padri intervenuti nell’Ottava Congregazione generale di ieri pomeriggio. Negli interventi, si legge nella sintesi diffusa oggi, è stata ribadita “l’importanza di una adeguata preparazione al matrimonio, poiché la sua celebrazione sembra ridursi sempre più alla dimensione sociale e giuridica, invece che religiosa e spirituale”. Il percorso preparatorio, invece, “spesso viene percepito dai nubendi come un’imposizione, un compito da assolvere senza convincimento e risulta essere troppo breve”. Poiché, invece, “il matrimonio è una vocazione per la vita, la sua preparazione dovrebbe essere lunga e approfondita, come avviene per la vita religiosa”, tanto più che nei futuri sposi c’è “una frequente mancanza di consapevolezza del valore sacramentale del vincolo matrimoniale”. Tra gli altri temi emersi nelle ultime Congregazioni, ha riferito padre Lombardi, anche la presenza dei bambini “come aspetto fondamentale della famiglia”: di qui l’importanza dell’educazione e della “responsabilità dei genitori e delle famiglie nell’educazione, anche in rapporto ai sistemi diversi di carattere educativo in cui ci si trova ad operare nei diversi Paesi del mondo”.                    

 

 

 

Sulle situazioni irregolari, “noi siamo in cammino e cerchiamo di fare luce sulla situazione”. È quanto dichiara il cardinale Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo in Brasile, in un’intervista sul Sinodo alla Radio Vaticana. “La natura del matrimonio, la natura stessa della famiglia, quelli che sono i principi cristiani riguardanti la famiglia, il matrimonio, difficilmente si possono cambiare”, spiega il porporato, “ma ci sono tante cose che dipendono da forme culturali, locali, storiche, che magari potrebbero cambiare e su questo si riflette e si rifletterà ancora, perché non è che dobbiamo decidere noi. Il Sinodo è consultivo, quindi il Santo Padre ascolta, si fa un’idea e poi deciderà quello che ritiene di dover decidere”. “La questione del concetto di indissolubilità del matrimonio e la questione delle coppie risposate, che vorrebbero una regolarizzazione del loro matrimonio e vorrebbero accedere ai sacramenti, è una questione che senz’altro ci impegna e che è al centro delle riflessioni”, ha testimoniato il cardinale. D’altra parte, “c’è anche la domanda: noi sulla famiglia, sul matrimonio, dobbiamo davvero cedere a tutte le pressioni che ci sono e che sono anche queste storiche, di questo momento storico, con questa crisi di valori, o c’è un nucleo essenziale, del messaggio cristiano nella parola della Chiesa su famiglia e matrimonio che noi dobbiamo sostenere?”.

Altra questione di cui tener conto, la nullità di molti matrimoni: “Quello che manca – dichiara il card. Scherer – è la possibilità reale di accesso ai tribunali, all’assistenza canonica della gente. Tanti ancora pensano che non ci sia la possibilità di avere una dichiarazione di nullità o c’è la confusione di pensare che ‘nullità’ sia lo stesso che ‘divorzio’. Manca la fattibilità pastorale. È su questo che dobbiamo insistere: rendere più pastorale il servizio giuridico canonico, per favorire le coppie che hanno diritto ad una sentenza da parte della Chiesa riguardo la loro situazione”. Secondo il card. Scherer, su questo punto si possono fare passi avanti significative: “Il Santo Padre ha già nominato una commissione per studiare una forma più snella di processo canonico per il riconoscimento della nullità”. Anche le coppie che si impegnano a vivere insieme senza celebrare il matrimonio possono essere un esempio: “Nella Chiesa siamo tutti in cammino”, ribadisce l’arcivescovo di San Paolo. “Il popolo di Dio è fatto di santi e peccatori. Non vogliamo tenere solo i santi e cacciare i peccatori. Anche riguardo al matrimonio – conclude -, ci sono coppie che vivono benissimo il sacramento, ma altre che invece hanno problemi. Ci sono coppie che non riusciranno mai a mettersi in regola, ma possono vivere tanti aspetti della vita cristiana, anche loro sono parte del popolo di Dio”.

 

fonte www.agensir.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parlare con franchezza – la “parresia” evangelica – e ascoltare con umiltà. È racchiuso nei due estremi di questo binomio il senso della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi sulla famiglia. A raccomandarlo ai partecipanti come “cifra” dello stile sinodale è stato Papa Francesco, aprendo la prima Congregazione generale. Una panoramica, a 360° gradi, sullo “stato di salute” della famiglia è stata offerta dal cardinale Péter Erdő, relatore generale. Per la prima volta, la “Relatio ante disceptationem” ha incluso già gli interventi scritti dei padri sinodali, inviati alla segreteria generale del Sinodo prima dei lavori. Prima prova pratica di collegialità, tema questo che sta molto a cuore al Papa, ha assicurato monsignor Bruno Forte, relatore speciale, durante la prima conferenza stampa sui lavori. Perché il Sinodo non è un Parlamento, ha puntualizzato il cardinale André Vingt-Trois, presidente delegato di turno: non cerca la maggioranza ma il confronto fraterno per far progredire la Chiesa.

 

Vivere insieme senza matrimonio: è una delle tendenze più in voga oggi in materia di famiglia, ha denunciato il card. Erdő. Oggi “molti percepiscono la loro vita non come un progetto, ma come una serie di momenti nei quali il valore supremo è di sentirsi bene, di stare bene”, e così “ogni impegno stabile sembra temibile, l’avvenire appare come una minaccia”. Nonostante questo la famiglia “non è un modello fuori corso”, anche se incontra “molte difficoltà”: “Non viene messa in questione la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio in quanto tale, essa è anzi incontestata e nella maggior parte osservata anche nella prassi pastorale della Chiesa con le persone che hanno fallito nel loro matrimonio e che cercano un nuovo inizio”.

 

Nessun “catastrofismo”, né “abdicazione”: c’è “un patrimonio di fede chiaro e ampiamente condiviso, dal quale l’Assemblea sinodale può partire, di cui si dovrebbero rendere più universalmente consapevoli i fedeli attraverso una più profonda catechesi sul matrimonio e la famiglia”, in grado di guardare “al di là della cerchia dei cattolici praticanti”. Il cardinale parla di vere e proprie “strutture di peccato” e di “un processo di stravolgimento che mette in questione la tradizionale cultura familiare e spesso la distrugge”. D’altra parte, “la famiglia è quasi l’ultima realtà umana accogliente in un mondo determinato pressoché esclusivamente dalla finanza e dalla tecnologia. Una nuova cultura della famiglia può essere il punto di partenza per una rinnovata civiltà umana”.

 

“La misericordia non toglie gli impegni che nascono dalle esigenze del vincolo matrimoniale”. Anche nelle “situazioni matrimoniali difficili”, questi impegni “continuano a sussistere anche quando l’amore umano si è affievolito o è cessato”. La “vera urgenza pastorale”, allora, “è permettere a queste persone di curare le ferite, di guarire e di riprendere a camminare insieme a tutta la comunità ecclesiale”. Come? Attraverso una “rinnovata e adeguata azione di pastorale familiare”, che sappia “sostenere i coniugi nel loro impegno di fedeltà reciproca e di dedizione ai figli, riflettere sul modo migliore di accompagnare le persone” in difficoltà, “in modo che non si sentano escluse dalla vita della Chiesa”, e “individuare forme e linguaggi adeguati per annunciare che tutti sono e restano figli e sono amati da Dio Padre e dalla Chiesa madre”. Non serve la “pastorale fai-da-te”.

 

“Quello dei divorziati risposati civilmente è solo un problema nel grande numero di sfide pastorali oggi acutamente avvertite”. Parole chiare, quelle del relatore generale, secondo il quale “sarebbe fuorviante il concentrarsi solo sulla questione della recezione dei sacramenti”. “Bisogna tener conto della differenza tra chi colpevolmente ha rotto un matrimonio e chi è stato abbandonato”: i divorziati risposati civilmente “appartengono alla Chiesa, hanno bisogno e hanno il diritto di essere accompagnati dai loro pastori”. Di qui la proposta di “avere almeno in ogni Chiesa particolare un sacerdote, debitamente preparato, che possa previamente e gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio”.

 

“Non sembra azzardato ritenere che non pochi dei matrimoni celebrati in Chiesa possano risultare non validi”. Il card. Erdő ha messo l’accento sulla questione della nullità dei matrimoni, affrontata in più punti della sua relazione. La proposta del cardinale è di “rivedere, in primo luogo, l’obbligatorietà della doppia sentenza conforme per la dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale, procedendo al secondo grado solo se c’è l’appello da una o da entrambe le parti”. Da “esaminare più approfonditamente” la prassi di alcune Chiese ortodosse, che “prevede la possibilità di seconde nozze e terze connotate da un carattere penitenziale”.

 

“Dietro le tragedie familiari c’è molto spesso una disperata solitudine, un grido di sofferenza che nessuno ha saputo scorgere”. “Perché si possa veramente accogliere la vita nella famiglia e averne cura sempre, dal concepimento fino alla morte naturale, è necessario ritrovare il senso di una solidarietà diffusa e concreta”, ha detto il cardinale, esortando ad “attivare a livello istituzionale le condizioni che rendano possibile questa cura facendo cogliere la nascita di un bambino, così come l’assistenza a un anziano, quale bene sociale da tutelare e favorire”. In primo piano anche l’accoglienza e la difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale: rivisitando anche, in positivo, il messaggio della “Humane Vitae”.

M. Michela Nicolais

www.agensir.it