Lettera mai scritta (ma ricevuta!)


migrantiCarissimi fratelli, sono un profugo, “sbarcato” nella vostra patria e arrivato “per caso” nella vostra città. Ho fortunatamente chi mi dà mangiare, da vestire, un tetto dove dormire, mi curano, mi insegnano l’italiano, mi accompagnano a fare le “pratiche”. Sono come tutti in attesa che qualcuno riconosca “che io sono io” e se ho il diritto di cercare un futuro migliore. […]  Se siamo qui nel vostro Paese, nelle vostre città, nelle vostre sicurezze, non è perché vogliamo turbare le vostre vite, siamo qui solo per cercare di migliorare le nostre. Siamo nati, senza sceglierlo, in tanti paesi dove c’è guerra, fame, violazione dei diritti umani, ma questo lo sapete, anche se non vi rendete conto di cosa può significare.

“Ero forestiero e mi avete ospitato” è quanto suggerisce Gesù nel Vangelo.
[…] Ci vorranno condizioni migliori, ma a noi basterebbe che “ero forestiero e mi avete ospitato” diventasse semplicemente “ero forestiero e mi avete accettato per quello che sono”… “ero forestiero e siete venuti a conoscermi per capire chi sono, da dove vengo, perché sono fuggito”… “ero forestiero e voi fratelli ci siete stati a fianco nelle nostre incertezze, nelle nostre paure, nella nostra insicurezza sul futuro”…”ero forestiero e con voi ho avuto il coraggio e la forza di programmare la mia vita”…”ero forestiero e siete diventati miei amici”.

Siamo quasi tutti giovani, abbiamo affrontato ogni tipo di ostacolo per poter arrivare qui da voi, cari fratelli. Ci chiamate rifugiati politici, rifugiati economici, rifugiati ambientali…ma tutti noi abbiamo un nome e delle generalità che ci sono state rubate o sequestrate durante il nostro esodo. Chiamateci per nome, riconosceteci, non abbiate paura: siamo in fuga da violenze e persecuzioni.

Costruiamo insieme il futuro, non è detto che per noi sia nel vostro paese, ma un futuro vorremmo averlo e che sia degno di essere vissuto.

Un tuo fratello profugo

Questa è una lettera che l’Ufficio Migrantes non ha mai ricevuto, ma che sentiamo come se fosse arrivata in ogni casa. In questi ultimi anni il tema dei rifugiati è stato al centro delle attività e dell’impegno: abbiamo cercato di conoscere il problema dei richiedenti asilo, di capire tutte le dinamiche, di capire le necessità, di aiutare per quanto possibile assieme alla Caritas Diocesana e rispondere a varie esigenze. La parola del Papa ora ci invita ad un passo ben più significativo: l’accoglienza e integrazione piena.  Sarebbe bello partire dal basso, dalla base, incontrarsi-conoscersi-costruire qualcosa assieme. Ai giovani profughi basterebbe offrirgli un momento di amicizia e fraternità, coinvolgerli in qualche momento particolare, sta a tutti usare fantasia e disponibilità. Ufficio Migrantes e Caritas Diocesana sono a vostra disposizione per poter ‘inventare’ assieme qualcosa per far sentire questi giovani profughi meno soli ed isolati.