“A me, vissuto sempre a ridosso dell’Appennino, vedere la striscia azzurra del mare suscita sempre grande emozione”. Sono state queste le prime parole del cardinale Gualtiero Bassetti Arcivescovo Metropolita di Perugia – Città della Pieve che, domenica 10 luglio solennità di San Paterniano patrono della città di Fano e della Diocesi, ha presieduto la Santa Messa delle ore 10.30 alla quale hanno preso parte numerosi fedeli, autorità civili e militari.
All’inizio della celebrazione il Vescovo Armando ha voluto portare, a nome della Diocesi, il saluto al cardinale ricordando l’iconografia di San Paterniano a cui viene offerta su un vassoio la città di Fano nell’atto di prendersi cura. ““Terapeuo” (tradotto frettolosamente con‘guarire’) precisamente significa “curare” e “prendersi cura” – ha sottolineato il Vescovo – in altre parole: assumersi il carico, dedicare attenzione, fasciare, toccare e lasciarsi toccare, incrociare e anzi penetrare lo sguardo altrui, entrare nella condizione degli altri, anche a costo di lasciarsi “contagiare” dall’impurità dei suoi interlocutori e dalla loro brutta fama, sino ad essere additato come un peccatore. La vita interiore non è autentica se si trasforma in fuga dal mondo, lontano dagli altri. E’ nel concreto della sua esistenza che il cristiano deve manifestare l’epifania dell’amore che nasce dalla sua vita di fede. Questo amore per il cristiano è legge, legge assoluta: è il comandamento nuovo e definitivo lasciato da Gesù ai suoi (Gv 13,34). Questo amore è opus fidei, azione originata dall’adesione a Cristo: la fede resta la sorgente, l’ispirazione, la giustificazione, la forza di tale amore”. Il cardinale Bassetti nell’omelia ha ricordato la figura di San Paterniano santo evangelizzatore. “Anche San Paterniano – ha messo in evidenza Bassetti – avrà fatto i conti con l’indifferenza, i fallimenti e la solitudine di chi ha il compito di annunciare un messaggio esigente come quello del Vangelo. Messaggio forte che richiede sovente scelte radicali, ma anche messaggio alla portata di tutti, facile da capire, anche se difficile da vivere, perché basato sulla regola dell’amore, insita in ogni cuore umano. Il comandamento dell’amore – ha proseguito il cardinale – ci chiede molto: amare senza distinzioni e senza confini, amare chiunque come capitò al Samaritano che, andando in pace per la sua via, vide il giudeo ferito per l’assalto dei briganti. Era suo nemico, sarebbe dovuto scappare via prima del levita e del sacerdote, invece si fece coraggio, soppresse i sentimenti avversi e fece uscire dal suo cuore tutto l’amore che poteva. L’immagine del Samaritano è quella di chi arriva ad amare persino il suo nemico. L’immagine di chi si fa carico della sofferenza altrui, senza calcoli e senza misura. Ma è anche l’immagine di come dovrebbe essere tutta la comunità ecclesiale, di come dovrebbe essere la Chiesa: madre premurosa che si china sulle ferite di un mondo sempre più lacerato. Papa Francesco ci ha offerto un’idea inequivocabile di questa “Chiesa in uscita”. La comunità che evangelizza non può non “sporcarsi” con le piaghe del mondo, con le sofferenze inaudite che attanagliano gran parte dell’umanità. Si è testimoni credibili dell’amore di Dio, del grande comandamento che riassume tutta la Legge, solo se si ama”. Il cardinale ha concluso l’omelia citando le parole del Servo di Dio Enrico Medi. “I cambiamenti profondi hanno portato la desolazione dei cuori. Ma i germi profondi, fondamentali della vita, non cambiano. Ciò che è vero, buono, santo, resta, non muta con l’andare dei tempi e del vento: tutto ciò che è stabile, fermo, resta vivificante nella semente che Dio dona ai suoi figli. Noi cristiani abbiamo questa semente: la grazia di Dio. Il nostro tempo è tempo di meditazione, preghiera e testimonianza”. Il nostro, possiamo aggiungere – ha evidenziato il cardinale Bassetti – è anche un tempo formidabile che, con l’aiuto di Dio e l’impegno degli uomini, potrà vedere un’alba nuova della fede, luminosa come il luccichio delle onde del vostro mare, al mattino presto quando il sole lentamente si alza ad illuminare il mondo”.