“Un tempo di Grazia. Un anno che ha visto tutti, dai catechisti ai carcerati, dai giovani agli operatori sanitari, dai rifugiati ai religiosi vivere la Misericordia con eventi giubilari specifici e ora è il momento di ringraziare il Signore per tutti i benefici di questo anno giubilare ma, allo stesso tempo, ci sentiamo spronati, da ora, a viverli come adesione autentica al Vangelo”. Queste le parole di don Francesco Pierpaoli, delegato diocesano per il Giubileo della Misericordia, all’inizio della celebrazione di chiusura dell’anno giubilare in Diocesi.
La celebrazione Eucaristica di ringraziamento per i benefici spirituali dell’anno giubilare, iniziata all’Ospedale Santa Croce di Fano con la chiusura della Porta Santa del nosocomio cittadino, è proseguita processionalmente verso la Basilica giubilare di San Paterniano. “La Basilica di San Paterniano viene oggi dotata della quarta campana che completa il concerto campanario. Campana della Misericordia – ha proseguito Pierpaoli – è il nome che desideriamo darle perché la voce del campanile ricorda a tutti che quanto abbiamo vissuto con grande concretezza nell’anno straordinario della Misericordia continui a segnare i tempi e lo stile del nostro pensare e agire quotidiani”. Il vescovo Armando ha benedetto la nuova campana dedicandola al patrono San Paterniano e a seguire il provinciale dei Cappuccini delle Marche, il Rettore della Basilica fanese e il sindaco di Fano hanno fatto suonare la nuova campana.
“L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia – ha affermato il vescovo durante l’omelia in Cattedrale gremita di fedeli – L’architrave permette di creare un passaggio, spesso una porta ma non solo, può essere anche una finestra o altro, e così è della misericordia che permette un passaggio – il passaggio a Dio certamente e alla vita eterna – ma anche il passaggio di una mano che aiuta un’altra mano, di una parola di bene che permette di ritrovare speranza, della mente che è bene sia aperta verso ogni altra mente, di una porta che si apre a un’altra porta. L’architrave è il sostegno rigido o elastico che sostiene il carico di altre strutture che vi si sovrappongono. Che bella – afferma il Vescovo – la misericordia che sostiene il carico di tante strutture che dovrebbero aiutarci a fare Chiesa e che tristezza quando questo sostegno, quest’architrave, viene dimenticato o non viene nemmeno posto, con il rischio che tutto cada e che il carico di tante belle iniziative vada a vuoto per la sua mancanza o che attività che si potrebbero fare non vengano fatte per sua assenza”.
Ha proseguito il Vescovo – “la ‘riconciliazione’ è una parola chiave: lo è nel Vangelo stesso. Il Cristo ha procurato la pace, ha riconciliato l’umanità con Dio e ha abbattuto le frontiere che dividono gli uomini. I cristiani – ha sottolineato il vescovo Armando – potrebbero fare molto per favorire processi di riconciliazione nel mondo, potrebbero diventare fermento di pace nella famiglia umana, ma un tale impegno è credibile solo se loro stessi, e fra di loro, vivono in un’unità visibile. Le nuove generazioni hanno bisogno di autenticità; per loro una parola non è credibile se non corrisponde a una vita. La riconciliazione – ha continuato il Vescovo nell’omelia durante la celebrazione di chiusura dell’anno giubilare in Diocesi – deve passare anzitutto attraverso le profondità delle nostre persone; la nostra vocazione ci invita a vivere con un cuore riconciliato: è una lotta quotidiana che ciascuno compie dentro di sé”.
“Sorelle e fratelli carissimi – ha concluso il Vescovo – apriamoci a Gesù con tutti i peccati, le debolezze, i vizi e le sofferenze e affidiamogli il nostro cuore senza la minima riserva. Chi può regalarmi questo nuovo principio o inizio? Nessun altro se non il Crocifisso, che ha sperimentato su se stesso la disperazione della vita e l’ha superata in unione con il Padre. E’ Lui l’unico medico che conosce la mia malattia, perché anche Lui l’ha sopportata. E’ Lui il Salvatore che può curare la mia vita. A ogni caduta, a ogni stanchezza, a ogni tentazione di arrenderci, la Misericordia di Dio ci ricorda che possiamo amare di più, essere più liberi, essere uomini e donne, con sempre meno paure e meno maschere. Facendo così fiorire o rifiorire la nostra vita e il nostro futuro. Perché la misericordia è la custode dei sogni”.
La celebrazione giubilare si è conclusa con delle testimonianze di come la Misericordia di Dio si è concretizzata e abbia portato vita nella nostra Diocesi e con l’invito del Vescovo per alcune strade concrete attraverso le quali la nostra diocesi è chiamata a rendere sempre attuale nel tempo l’anno di Misericordia del Signore per continuare così a vivere il Vangelo della gioia.
Michele Montanari
Testo integrale – Omelia del Vescovo – chiusura anno giubilare
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