Lunedì 6 marzo, nella Basilica di San Paterniano, il Vescovo Armando ha dato inizio al percorso dei Quaresimali quest’anno incentrati sul triduo pasquale. Nell’introduzione al momento di ascolto della Parola, il Vescovo ha sottolineato come il segno della lavanda dei piedi, che si compie il Giovedì Santo, ci ricorda come l’autorità è un servizio e l’Eucaristia è la sfida della nostra vita che ci interroga sulla nostra capacità di amare. E’ possibile amare? Diventare tutti fratelli? La competitività è l’unica regola della vita? Queste sono domande da riprendere seriamente, sono gli interrogativi che devono accompagnarci in questa quaresima per passare dalla dimensione umana a quella Cristologica. L’uomo vive fondamentalmente tre dimensioni dell’amore: la Filia ovvero l’amicizia che gratifica; l’Eros ovvero l’amore che produce piacere al corpo e che si nutre di desiderio; l’Agape ovvero l’amore scelto, gratuito e incondizionato che va oltre la reciprocità. L’agape è l’amore di Dio, che va chiesto a Lui e ci viene donato dallo Spirito Santo, questo è l’amore in cui si inserisce la Pasqua. Se amiamo in gratuità saremo vere persone abbracciate da Dio che accoglie la nostra umanità dilaniata dal male per mezzo del Figlio suo. Il Giovedì Santo – ha proseguito il Vescovo – si incunea nel tema delle relazioni; Gesù non esclude nulla, ma dona la pienezza, il brano biblico di Caino e Abele ci dice quanto sia difficile essere fratelli maggiori e quanto sia facile diventare vittime, nessuno può prescindere dall’altro che ci svela quanto siamo nudi, poveri. Nel brano biblico Dio stesso prende le difese di Caino, così come sulla croce Gesù prese le difese dei suoi crocifissori chiedendo per loro il perdono al Padre, questo ci dice come solo con l’amore e l’accoglienza che l’uomo guarisce dal suo male, questo è il vero annuncio Pasquale universale. La vendetta non guarisce mai! Solo lasciandoci guardare da Gesù diventiamo capaci di amare come Lui”. Il Vescovo infine ha concluso la sua catechesi ricordando come Gesù ha scelto il convivio per depositare la sua memoria, senza convivio tra fratelli si consuma un vero tradimento, la carità è infatti strutturata nella Chiesa e nella liturgia e non possiamo cederla ad altri, non può mancare la solidarietà tra chi vive la comunità. Il Pane e il vino eucaristici sono i segni dell’Agape, i segni dell’offerta del corpo (inteso come l’intera persona, ndr) come sacrificio vivente, dobbiamo saper abbandonare le maschere per rivestirci dell’abito del servo sull’esempio di Gesù. Dopo la morte e la resurrezione diventa così chiaro il senso del donare la vita diventando “beati” in un’ottica in cui l’amore non è scambio ma dono.
Marco Gasparini
testo guida e audio Primo Quaresimale