Linearità, coerenza e umiltà. Su queste tre parole è tornato più volte il Vescovo Armando, giovedì 17 maggio, nell’omelia della Santa Messa, nella parrocchia di Rosciano, in occasione dell’Assemblea Diocesana della Carità.
Meditando la Prima Lettura dal Libro del Deuteronomio (Dt 8, 1-16) il Vescovo ne ha messo in evidenza le parole cariche di speranza, di incoraggiamento ma anche di ammonimento. “Dobbiamo ricordarci che l’obbedienza nella fede è per la vita, non porta tristezza. I comandamenti sono guida, sono un accompagnamento”. Poi si è soffermato sul significato del deserto, luogo di combattimento incessante, luogo di incontri, scontri, tentazioni, ma anche luogo di formazione, luogo in cui Dio prova la nostra fede o dove la fede sperimenta la prova. Infine ha sottolineato, meditando il Vangelo di Giovanni (Gv 17,21), il valore dell’unità che non significa uniformità, ma bensì rimanere nell’amore, saper trovare il bene in ognuno.
“Chi lavora in Caritas – ha sottolineato il Vescovo entrando nel vivo della giornata dedicata alla carità – deve ripulire il linguaggio dal giudizio, chi opera in Caritas, per natura, non può essere né razzista né indifferente. Occorre linearità, coerenza di vita e umiltà”.
Il Vescovo ha poi messo in evidenza le emergenze che interrogano la nostra società, non solo quella del pacco cibo, ma anche quella che riguarda la salute, in particolare coloro che soffrono di disturbi psichici, il dopo di noi, i ricoveri e la lungodegenza.
Dopo la celebrazione eucaristica, l’intervento del direttore della Caritas Diocesana Angiolo Farneti che ha posto l’accento su alcuni punti fondamentali fra i quali la necessità di collaborare sempre più in rete per una migliore sinergia e servizio ai poveri, chiesa e territorio. “Il nostro – ha affermato Farneti – non può essere il tempo del disimpegno, del disinteresse, della sterile lamentela ma neanche il tempo dei battitori liberi e autoreferenziali. Non lo permettono le concrete e spesso gravi problematiche sociali che oggi attraversano le nostre città e il nostro Paese. È questo il tempo di una comunità cristiana adulta che non si chiuda per paura e che non deleghi l’impegno ad altri ma di una comunità che assicuri una presenza nel sociale e faccia passi avanti nella pastorale integrata; è tempo di una nuova co-responsabilità, è di una nuova “fantasia della carità”, per farsi vicini e solidali con chi soffre, e per essere capaci di denuncia delle ingiustizie e di condivisione. Senza questa forma di evangelizzazione, compiuta con la pedagogia dei fatti, l’annuncio del Vangelo, che pure è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui i mezzi della comunicazione sociale quotidianamente ci espongono, per poi tacere su iniziative ecclesiali importanti.
Intervenuta all’assemblea Lucia Surano di Caritas Italiana che ha tenuto un’interessante relazione sull’animazione pastorale. “L’animazione pastorale della comunità – ha sottolineato la Surano – è l’impegno della Chiesa a uscire da se stessa, a collocarsi in modo attivo nella storia con uno stile di dialogo e di condivisione e costruire proposte che fanno emergere la fede in Gesù Cristo. In particolare, per la Caritas, organismo pastorale chiamato ad animare la testimonianza comunitaria della carità, l’animazione è pedagogia dei fatti”.
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