“L’ecumenismo, caro alla Chiesa fin dalle origini”

“Il tema dell’ecumenismo è un tema caro alla Chiesa fin dalle origini”. Con queste parole don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI, ha iniziato il suo intervento giovedì 24 gennaio al Centro Pastorale Diocesano durante l’incontro ecumenico di Metropolia che si è inserito nella Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Ad introdurre la mattinata e il relatore Mons. Piero Coccia, Arcivescovo di Pesaro, che ha ringraziato gli intervenuti e ha ribadito la necessità di riflettere insieme su una tematica importante quale quella dell’ecumenismo.

 

Riportiamo, di seguito, il testo – premessa dell’intervento di don Giuliano Savina:

  1. Digressione di una deformazione trasfigurante
  2. Lc 7, 18-30  Lc 4, 14-30  Atti 15, 1-29, insieme ad altri testi, evidenziano un locus eziologicus dove la genuina forma ecclesiae, cioè la forma originaria della Chiesa, ha dovuto fare i conti con elementi di novità che hanno innescato/innestato un processo ermeneutico di autoconoscenza/autointelligenza della comunità dei credenti, composta sia da ebrei (gerosolimitani ed ellenisti) che dai gentili, grazie al mistero dell’intelligenza delle Scritture capace di aprire le menti e i cuori su Gesù Cristo Messia Signore morto e risorto.
  3. L’autointelligenza che la Chiesa del Vaticano II ha maturato e ha fatto conoscere a tutta l’oikoumene implica il superamento di una cattolicità confessionale delimitante. Di fatto il superamento si è espresso prontamente nella formulazione dei principi cattolici dell’ecumenismo; ma l’esame della ricaduta nel vissuto ecclesiale di ciò che è stato scritto sui tavoli del dialogo ecumenico, rivela una recezione faticosa e complessa della Traditio. La ricaduta non riguarda solo gli altri, ma anzitutto noi, le nostre comunità, in prima istanza la nostra fede.
  1. Il mistero della deformazione in atto attraverso il processo formativo della Iniziazione Cristiana (IC) familiare, cioè lì dove la comunità istruisce prendendosi cura della formazione della coscienza cristiana ed introduce al mistero della vita cristiana attraverso la testimonianza (incontro e dialogo) delle molte chiese cristiane dell’unica Chiesa di Cristo.

a. L’ Iniziazione Cristiana Famigliare

a.1) La fede ebraica di Gesù

a.2) La conoscenza della Chiesa attraverso le tradizioni confessionali.

La conoscenza della storia della separazione è un altro locus (non separabile dal primo) che ci permette di sapere da dove veniamo (la storia) e chi siamo nella costellazione della galassia cristiana.

L’esperienza di abitare i tempi liturgici lì dove le chiese cristiane vivono e si riconoscono nell’unico Signore morto e risorto per la nostra salvezza (dalla divina liturgia al culto con cena).

Vivere vere e proprie esperienza di amicizia ecumenica (es. Ecumenical Day) nel rispetto dell’altrui confessione, senza confusione e senza intenzione di proselitismo.

La celebrazione della Cresima/Confermazione infra vesperas con la presenza di membri della comunità ebraica, ortodossa e protestante incontrati lungo il cammino di IC è la testimonianza di una Comunità cristiana che include nella sua vita liturgica la dimensione ecumenica come parte integrante della fede che professa ospitando la creatività della Spirito che rende capaci di cose nuove.

a.3) Il tempo dello Spirito (il cammino verso il dono della Confermazione/Cresima) è vissuto come l’esercizio di conoscere i segni dell’azione dello Spirito anche nell’altro da me: come l’altro crede, cioè percepisce/sente e dice la sua fede? Come l’altro prega e vive la sua fede? L’incontro con una comunità islamica e una comunità buddista è l’esercizio concreto di formazione ad una fede che non è chiusa in sé stessa e non teme di incontrare l’altro nella sua dimensione religiosa.

b. Momenti formativi per gli adulti e famiglie

I principi cattolici dell’ecumenismo permettono, sia come contenuto che come metodo, ai membri della Comunità cristiana di interrogarsi sulla vocazione ecclesiale: la Chiesa, infatti, è chiamata anzitutto a ripensare in profondità la dimensione ecumenica della sua quotidiana proposta di vita cristiana. Ospitare questo processo formativo ha permesso alla Comunità adulta di lasciarsi deformare per riformare secondo uno stile ecumenico ed interreligioso il vissuto stesso della comunità rendendosi gravida di novità che sono diventate/stanno diventando quotidianità. Ecco alcune scelte di progetto pastorale che animano il vissuto quotidiano della Comunità e grazie al quale il Consiglio pastorale insieme alla Diaconia pastorale ogni anno tessono/programmano una calendario che dice la fede di una comunità ecumenica ed interreligiosa nella scelta dei tempi e nella programmazione degli eventi:

  • Proposte post settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Gennaio e Febbraio).
  • Nel cuore del momento per eccellenza di richiamo alla conversione: i venerdì quaresimali i vesperi musicali ecumenici ed interreligiosi.
  • Salvaguardia e cura del creato (Settembre e Gennaio).
  • Viaggi biblici nella Terra del Santo e viaggi ecumenici: Armenia, Germania, Bulgaria, Romania, Svizzera.
  • Programmazione viaggi di confronto pastorale con la Chiesa brasiliana.
  • Il tavolo delle associazioni e movimenti presenti in parrocchia.

2.      Il mistero della deformazione attraverso scelte di strategia pastorale.

  • Gli immobili servono per la missione

3.     La metafora viva: la simbolica di relazioni e di linguaggi trasfiguranti

Il territorio pro-voca (etimologia vocazione)

  • Essere responsabile portavoce di tutte le realtà ecumeniche e interreligiose presenti in sul territorio che chiedono di essere conosciute, ascoltate e incoraggiate per ciò che lo Spirito sta dicendo/facendo attraverso di loro.  Una vera e propria azione di discernimento.

In rapporto alla pastorale

  • L’ecumenismo e il dialogo interreligioso come interagiscono nell’azione pastorale diocesana e non solo? 
  • È possibile oggi una pastorale confessionale ecumenica e interreligiosa che metta le Comunità cristiane nella condizione non solo di vivere in un tessuto sociale multietnico e multireligioso con tolleranza, ma di cogliere questa situazione come una opportunità per essere protagoniste del futuro che avviene nella storia? 

In rapporto alla fede

  • In rapporto alla fede, una pastorale ecumenica e interreligiosa aiuta il credente cristiano di oggi a un discernimento vocazionale, perché, qui ed ora, possa rendere ragione della fede che è in lui, dialogando anche con chi non conosce la tradizione cristiana o addirittura le è indifferente e la ritiene insignificante? 
  • Può questa essere una occasione prima di tutto per noi per riscoprire, approfondire, purificare la nostra fede alla luce di ciò che sanamente la pro-voca (la chiama in gioco) oggi?

Conclusione

la deformazione trasfigurante come cifra teologica che rende ragione della fede, il cui fondamento biblico lo possiamo trovare proprio nell’esperienza della/e comunità primitiva/e, in quella fase magmatica che potremmo definire carismatica che precede la vera e propria forma istituita che si modellerà nei secoli successivi. Forma anarchico carismatica che custodisce l’autorità dello Spirito che ne plasma una vera e propria vocazione, autorevolmente riconosciuta e canonizzata. Questa fase magmatica rivela la forza trasfigurante del procedere in modo pasquale, dalla morte alla vita, cioè l’azione lievitante continua (Atti 6).