“E’ compiuto”. Su questa parola di Gesù sulla croce il Vescovo Armando ha incentrato la sua riflessione lunedì 1 aprile nella Basilica di San Paterniano nel quarto Quaresimale arricchito dalle voci della Cappella Musicale del Duomo di Fano diretta dal M° Stefano Baldelli, dall’organo M° Stefano Baldelli e Tommaso Di Piazza e dalle note del violino del M° Laura Barcelli.
“Sembra proprio – ha messo in evidenza il Vescovo – che Gesù abbia la sete di compiere la volontà del Padre che in quell’aceto viene simboleggiata e che così mostra di rimanere fedele fino in fondo. In quel vino è simboleggiata una volontà che è sì amara, perché comporta la perdita della propria vita, ma da cui Gesù non vuole distaccarsi perché non smette di desiderare, di essere assetato del disegno del Padre sul mondo”.
Il Vescovo ha poi fatto riferimento ad alcune testimonianze. La prima di Dostoevskij che, commentando le grida di scherno di quanti sfidavano Gesù a scendere dalla croce, scriveva: “Ma tu non scendesti dalla croce perché, una volta di più, non volevi asservire l’uomo con il miracolo e avevi sete di fede libera, non fondata sul prodigio. Avevi sete di un amore libero, e non dei servili entusiasmi dello schiavo davanti alla potenza che l’ha per sempre riempito di terrore”.
Bonhoeffer, prima della sua impiccagione pronunciava queste ultime parole: “È la fine. Per me è l’inizio della vita”, e qualche tempo prima aveva scritto: “Quando l’amore di Dio non si limita semplicemente ad essere là dove l’uomo è nel peccato e nella miseria, ma quando assume su di sé anche il destino che sovrasta ogni vita, la morte; cioè quando Gesù – che è l’amore di Dio – muore realmente, allora l’uomo può diventare certo che l’amore di Dio lo accompagna anche nella morte. Dio ama gli uomini fino al punto di assumere su di sé la morte con loro e per loro. E solo perché Gesù sulla croce, nell’umiliazione, dimostra l’amore suo e di Dio per il mondo, alla morte segue la risurrezione. La morte non può resistere all’amore, l’amore è più forte della morte”. E don Andrea Santoro, qualche giorno prima di essere assassinato, scriveva: “Sono qui per abitare in mezzo a questa gente e permettere a Gesù di farlo prestandogli la mia carne. Si diventa capaci di salvezza solo offrendo la propria carne. Il male del mondo va portato e il dolore va condiviso, assorbendolo nella propria carne fino in fondo, come ha fatto Gesù”. Il Papa, nella sua prima Messa Crismale, commentava: “Gesù ha assunto la nostra carne. Diamogli noi la nostra; in questo modo egli può venire nel mondo e trasformarlo”.
“Sulla croce – ha sottolineato il Vescovo – capiamo che l’ora di Gesù, l’amore di Gesù non è stato una promessa, è stato un fatto. Nella distrazione a noi può capitare di non capire l’ora del bene di Dio, quell’attenzione alle situazioni, alle parole, ai gesti, a quel dono della Chiesa che, comunque sia, c’è per ognuno di noi. In Giovanni l’ora è il massimo bene di Dio per l’umanità. “E’ compiuto”. Non resta nulla fuori da questo obiettivo raggiunto. Tutto è compiuto, cioè tutto ha avuto un senso, tutto è in sintonia con il progetto d’amore del Padre. Non è un gesto di nostalgia, ma un grido di vittoria, nel legno della croce, che diviene trono regale per il nostro Re d’amore”.
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