Il démone della ragione ha cercato di allontanare l’uomo da Dio.
Lo slegamento dell’uomo moderno dal Creatore, dal Padre che ci ha creati a sua immagine e somiglianza: è un tema che tocca tutti, credenti e non credenti. In una società liquida come quella attuale, senza riferimenti valoriali definiti, alla fine ci ritroviamo immersi in una melassa di falsi idoli che diventa un terreno fertile per il male oscuro. “Dopo Nietzsche Dio è morto e così la nostalgia di Dio fa ammalare” precisa la psicoterapeuta Alessandra Lancelotti.
Esiste una via di uscita? “Ho visto / La gente della mia età andare via / Lungo le strade che non portano mai a niente/ Cercare il sogno che conduce alla pazzia/ Nella ricerca di qualcosa che non trovano…/ Ma penso che questa mia generazione è preparata/ A un mondo nuovo e a una speranza appena nata/…Perché ormai sappiamo/ che se dio muore è per tre giorni e poi risorge…”, cantava Guccini con la sua celebre canzone Dio è morto, resa famosa dai Nomadi.
Ecco perché quando tocchiamo il fondo, quando siamo soli e disperati, quando nessuno sembra volerci più e noi stessi abbiamo ragioni per disprezzarci e rammaricarci di noi, ecco che dal profondo del cuore riemerge la nostalgia di un Altro, che possa accoglierci e farci sentire amati, al di là di tutto e nonostante tutto.
Il Padre è l’immagine dell’altro a cui affidarsi senza riserve, l’icona dell’àncora e dell’approdo dove far riposare la nostra stanchezza e il nostro dolore, sicuri di non essere rigettati nell’abisso del nostro nulla.
San Bernardo lavora nell’immaginario del naufragio quando attacca il suo primo sermone per l’Avvento: I poveri figli di Adamo, invece di cercare ciò che è vero e porta a salvezza, si buttano su ciò che è caduco e fuggevole…Sono simili a gente che sta per naufragare…
Per essere semplici e venire subito al dunque, ripensiamo alla nostra condizione di naufraghi: ci sentiamo persi, insicuri e abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia uscire da questa paura.
Non servirebbe a niente denunciare il rischio di naufragio se non apparisse all’orizzonte l’immagine di un porto dalle acque tranquille (la speranza).
Ancora San Bernardo: “Nella sua straordinaria bontà il Salvatore e medico delle nostre anime s’abbassò fino a noi, e con il fulgore della sua luce rinvigorì la nostra debole vista. Si rivesti come di una lanterna, cioè di quel corpo glorioso e mondo da ogni macchia che ha ricevuto.
L’immagine della lanterna indica il ridursi del fulgore del sole divino nell’opacità e nella povertà di un corpo umano, e anche in questo c’è la pietà di Dio, la sua misericordia per i nostri occhi, che non sopporterebbero di essere abbagliati
In questo periodo dell’anno, così distraente, abbiamo una immagine forte che può davvero risollevarci per continuare a sperare. E’ l’immagine di un Padre che non ci lascia mai soli. Un Padre che si fa uomo e condivide la nostra sorte mortale, con una sola distinzione: noi siamo peccatori, Lui no.
Carissimi, durante il periodo delle feste natalizie la fatica della solitudine oltre che il senso del fallimento si fa sentire più forte. Abbiamo bisogno tutti di vicinanza, di affetto, di sentirci importanti per qualcuno, visto che il nostro benessere dipende dalla qualità delle relazioni che abbiamo. Facciamo la nostra parte per creare tutte le condizioni utili a far sì che nessuno si senta un peso e tutti sperimentino che la vita è un dono prezioso fino all’ultimo respiro. E questo non solo a Natale!