L’Ordo virginum: segno dei tempi, sorpresa dello Spirito

È il Concilio Vaticano II che, riscoprendo l’identità della Chiesa come di popolo di Dio e il ruolo dei laici, al n. 80 della Sacrosanctum concilium afferma la necessità di revisionare il Rito della Consacrazione delle Vergini. Così, su mandato di Paolo VI, la Sacra Congregazione per il Culto Divino promulgò il 31 maggio 1970 il nuovo Rito della Consecratio virginum entrato poi in vigore il 6 gennaio 1971.

Questo cinquantesimo anniversario, festa dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, donne visitate e mosse dallo Spirito, testimoni di futuro e di comunione, donne di silenzio amante e di Parola ardente, coincide provvidenzialmente con la solennità della Pentecoste quasi a confermare che l’ordo virginum “è una sorpresa dello Spirito Santo”, come qualcuno lo ha definito. Le prime consacrazioni vengono celebrate già negli anni ’70 e da allora il numero delle donne che ricevono la consacrazione secondo questo Rito è cresciuta in modo costante. Le donne che ricevono questa consacrazione restano radicate nella Diocesi in cui già vivono e nella quale hanno maturato il discernimento vocazionale e il percorso formativo verso la consacrazione. È in questa porzione del popolo di Dio che mettono a frutto i propri doni formando un ordo diocesano con l’accompagnamento del Vescovo. La vita delle consacrate, pur senza segni esterni, se non l’anello consegnato durante il rito di consacrazione come segno dell’alleanza sponsale con Cristo, si radica nella comune chiamata battesimale ed esprime la risposta d’amore alla fedeltà con cui Dio ama il suo popolo. Immerse nella storia, accettano di portarne le difficoltà e di vivere in una rete di legami, nello stile della prossimità e della condivisione, sostenendosi economicamente col proprio lavoro. Sponsalità e diocesanità sono i due pilastri dello stile di vita della vergine consacrata, vivendo nella ordinarietà e nella quotidianità di tutti. A ciascuna e a ogni ordo virginum diocesano, spetta fare di questa scelta di vita una possibilità veramente evangelica di testimonianza della maturità cristiana adulta, dispersa e diffusa in mezzo alla gente, declinata in modo femminile, nutrita da una responsabilità personale in armonia con una comunione di vita veramente “sororale” con le altre donne che condividono la stessa via, secondo lo stile della verginità scelta esclusivamente “a motivo del Regno dei cieli” (Mt 19,12), vissuta quale “ministero” nella comunità cristiana e nel mondo, nutrita dalla essenzialità della vita ecclesiale nell’ascolto della Parola, nella celebrazione del mistero di Cristo nel tempo, nell’amore reciproco fino a dare la vita.

Roberta Mei