Nella casa di reclusione di Fossombrone

Celebrato San Basilide patrono della Polizia Penitenziaria

Lunedì 29 giugno, il Vescovo Armando ha presieduto la Santa Messa nella casa di reclusione di Fossombrone in occasione di San Basilide, patrono della Polizia Penitenziaria. Il Vescovo ha ricordato il delicato e difficile ruolo degli agenti, un servizio fatto di abilità di tenere insieme prudenza e fiducia, cautela e speranza, rigore ed umanità.

Riportiamo, di seguito, il testo integrale dell’omelia.

“Un impegno costante e generoso, posto nell’adempimento dei doveri, per il significativo contributo al percorso di rieducazione dei detenuti, in attuazione degli obblighi prescritti dalla Costituzione” (dal Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella).

“Donne e uomini di elevato spessore morale e dallo spiccato senso del dovere, prima ancora che poliziotti operativamente capaci e professionali”. Un lavoro complesso quello della Polizia Penitenziaria che ha il delicato compito di “dialogo e comprensione” capacità e doti importanti nell’espletamento del servizio istituzionale fatto di “capacità di captazione, abilità di tenere insieme prudenza e fiducia, cautela e speranza, rigore ed umanità”. In sostanza “far rispettare la legge ed essere poliziotti ricorrendo alla forza della persuasione e non alla persuasione della forza”.

Silenziosa dedizione e professionalità, una vera trincea tra rieducazione al reinserimento e necessità di umanità e sguardo verso la condizione di chi deve scontare la pena e pagare il proprio debito con la società. La popolazione carceraria, oggi, fra gli emarginati , ha ancora bisogno di una serie di strumenti per essere restituita alla responsabilità della collettività, spesso dimentica di tale realtà ,non facile come testimonia questo Corpo con il suo esserci. Gli agenti di Polizia Penitenziaria sono persone che, statisticamente, in ogni istituto penitenziario d’Italia ogni mese sventano circa dieci tentativi di suicidi posti in essere da detenuti, ma nessuno tutto questo lo dice. Il loro lavoro è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente è oscuro o non subirà la stessa sorte, non farà notizia.

Il carcere, oggi, si configura come una discarica sociale, una grande magazzino dove la società continua a riversare tossicodipendenti, malati di Aids, extracomunitari, malati di mente, pedofili, mafiosi e camorristi, tutto ciò che non si vuole vedere sotto casa e nelle strade. In mezzo a loro, spesso isolato se non dimenticato, il più delle volte anche giovane, l’agente di Polizia penitenziaria, che deve rappresentare la dignità e la legalità dello Stato, cioè la legge. La rappresenta da solo, con la sua divisa, con la sua coscienza professionale, con il suo coraggio, con il suo rischio. Ed è per questo, per il rispetto che l’intera società deve a queste donne e a questi uomini con il basco azzurro.

E’ triste, ma non c’è peggior condanna, che fare un lavoro frustrante, come la polizia penitenziaria, se lo si fa con odio per i detenuti. Spero non abbiate la frustrazione di non poter “punire” abbastanza i detenuti, di non poterli vedere soffrire la notte, quando magari piangono per ciò che hanno fatto “magari” pentiti veramente perché io non credo che nessuno abbia un attimo di pentimento sincero, di pentimento vero, di rimpianti. E allora, senza frustrazioni, senza odio e senza voglia di farla pagare a chi già sta pagando i propri debiti. Fare il proprio lavoro con dignità, onestamente e con un briciolo in più di umanità.

La realtà è complessa più di come la vorremmo e che in carcere ci sono persone che hanno sbagliato e ne sono consapevoli; ce ne sono altri che hanno davvero la mentalità del delinquente e ce ne sono con un retroterra culturale e sociale così povero che forse era inevitabile, senza l’aiuto della società, che finissero in carcere. Capire che la vita non è scontata, che una persona “normale” può sbagliare, che fare il tuo lavoro diventa ancor più significante se lo vedi con un po’ di umanità e se vedi tutti i lati della persona. So che la divisa, se portata con un po’ di arroganza, e tanti altri difetti, non rispecchia proprio quello che dovrebbe essere il vostro lavoro, rispecchia solamente, purtroppo, una persona frustrata che cerca le sue sicurezze utilizzando l’abito che indossa.

Auguro che tutti siano ‘ricchi dentro’, di persona e nell’animo, oltre alle normali conoscenze, competenze, abilità pratiche da acquisire per questa nobile professione.

(Foto: FotoArt Fano)