“Ancora una volta siamo chiamati a prendere il bastone del pellegrino e inoltrarci nei sentieri del tempo per andare incontro a Cristo Signore che viene. Un nuovo Avvento non significa semplicemente prepararsi alle ricorrenze natalizie. Un nuovo Avvento esige da ciascuno di noi di rifare la nostra professione di fede in Dio che si è fatto storia facendosi carne e che ci invita a trasformare il nostro passaggio nella storia”. Con queste parole il Vescovo Armando ha voluto iniziare, sabato 27 novembre nella parrocchia di Santa Maria Goretti a Sant’Orso, la Veglia di Avvento dei Giovani del PUF (Pesaro, Urbino, Fano) in occasione della XXXVI Giornata mondiale della Gioventù. Tempo di Attesa, quello dell’Avvento, ma forse ancor di più Scuola dell’Attesa, come stile di vita: e che cosa c’è di più bello e di più difficile, di più esaltante e di più angosciante che aspettare? Vegliate pregando, per avere forza. Cosa c’è di più umano che vegliare nell’attesa di qualcuno e di qualcosa? Potremmo dire che accanto all’homo faber. l’uomo può essere caratterizzato come homo vigilans: “Vegliate e pregate in ogni momento” (Lc 21,36) invita Gesù.
“L’Avvento è come una porta che si apre – ha sottolineato il Vescovo riprendendo le parole del teologo Ermes Ronchi – un orizzonte che si allarga, una breccia nella mura, un buco nella rete, una fessura nel soffitto, una manciata di luce che la liturgia ci getta in faccia. Non per abbagliarci, ma per svegliarci. Per aiutarci a spingere verso l’alto, con tutte le forze, ogni cielo nero che incontriamo”.
Si è poi soffermato su alcune parole chiave: riconoscere, interpretare e scegliere, cura delle relazioni. “Riconoscere ciò che si vive; interpretare il vissuto, ossia leggerlo in profondità senza dimenticare i nodi che emergono; scegliere alcune indicazioni e intuizioni che si aprono a noi come prospettive di impegno, possibili vie da percorrere nell’assunzione di una responsabilità concreta e operativa ma anche tenace e paziente, sapendo che si tratta di proiettarsi su tempi lunghi.