Negli ultimi giorni su diversi articoli di giornale e dichiarazioni e’ apparso o chiamato in causa il nome della Caritas Diocesana. Mi sembra sia stato Oscar Wilde a dire: “C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé.” Con questo vogliamo sottolineare che ci fa “piacere” essere citati e chiamati in causa, purché questo parlare di noi sia segno di tutela dei diritti dei più deboli.
A tal proposito, visto che come direttore della Caritas Diocesana mi trovo all’estero per impegni di lavoro, vorrei poter fornire alcuni elementi in più al dibattito.
IN questo mio nuovo cammino di direzione della Caritas Diocesana, sto incontrando un notevole numero di realtà cooperative ed assistenziali ed associazioni che rendono ricco il territorio della Diocesi di servizi ed esperienze. Ed ancora ne dobbiamo incontrare altre. Con diverse di queste realtà abbiamo avviato dei tavoli di confronto, conoscenza, programmazione e chissà che un giorno si trasformino in progetti ed iniziative. Al centro di questi confronti vi e’ il sostegno alle persone in difficoltà, al welfare locale ed a nuove forme di risposta ai bisogni della popolazione della Diocesi. Stare su una rete così ampia e complessa richiede impegno, voglia di rimettersi in discussione, di lasciare spazio e di crearne di nuovi.
Nello stare in questa rete stiamo mettendo in evidenza quello che e’ il nostro lavoro attuale di intervento per le famiglie in difficoltà, per pagare affitti, bollette, supportare e persone estremamente fragili nell’accesso ai servizi pubblici attraverso sportello digitale, e poi anche l’attenzione alla salute con il centro salute e ai giovani. Ci sono tanti bisogni e problemi che non hanno trovato ancora risposta adeguata e sui quali vogliamo interrogarci assieme anche a queste reti.
IL secondo spunto al dibattito è che sin dal primo momento abbiamo cercato un contatto con gli AMBITI di riferimento della nostra Diocesi e con alcuni dei comuni, per poterci conoscere, presentare, discutere. Chiedo scusa a tutti gli altri che non siamo riusciti ad incontrare, ma lo faremo a breve e chiediamo a coloro che non ci hanno risposto di farci sapere.
L’obiettivo di questi incontri è quello di rafforzare la sussidiarietà che ha sempre caratterizzato il servizio di una Caritas Diocesana. I poveri sono parte integrante ed attiva di una comunità. Non sono una categoria di persone o merce di scambio. Sono attori della comunità. Non sono una categoria di persone che deve essere della Caritas o spedita alla Caritas, sono persone con diritti e doveri che fanno parte del nostro quotidiano e che vivono ed animano il nostro territorio.
Ecco l’interlocuzione con l’ente pubblico e la sussidiarietà partono da questo concetto chiave. Sulla scia di questo presupposto stiamo partecipando ad alcuni dei tavoli per la costruzione del piano dell’ambito ed abbiamo avviato una interlocuzione volta a costruire protocolli ed accordi chiari. Su questo aspetto siamo abbastanza freschi ma molto competenti. E’ la prima volta che vogliamo partecipare in pianta stabile a dei tavoli di confronto programmazione e progettazione che vanno anche oltre il lavoro per la costruzione dei piani sociali.
Vogliono essere tavoli permanenti con tutti gli attori. Siamo molto spaventati su quello che sarà lo tsunami delle bollette da pagare, degli affitti e dei rincari e nessuno si salva da solo.
Siamo consci che il momento nel quale nasce questo “dibattito” e’ particolare: Piani Sociali, PNRR, Settennato Europeo, programmazione regionale; ma nello spirito più profondo di questo primo anno SINODALE dedicato all’ascolto, vogliamo metterci ad ascoltare tutti e provare ad sperimentare ed allargare il sostegno con al centro la persona ed i suoi bisogni.
Saluti da Tirana
Ettore Fusaro
direttore della Caritas Diocesana di Fano Fossombrone Cagli Pergola.