“Anche se con divise diverse servite tutti il bene dei cittadini”. Queste le parole del Vescovo Armando venerdì 8 aprile in Cattedrale nella Santa Messa del Precetto Pasquale Interforze alla quale hanno preso parte le autorità civili e militari presenti sul nostro territorio. “Sono le azioni, le nostre buone opere – ha proseguito il Vescovo – che manifestano che siamo realmente partecipi della natura divina. Dovremo allora amare come Gesù, pensare come Lui, camminare come Lui, lavorare come Lui. Valutare, dunque, le persone basandosi più sulle loro opere, che sulle loro affermazioni. Credo che noi credenti dobbiamo abitare ed essere in comunione con il nostro tempo, l’esperienza cristiana mostrata come qualità della vita. La Chiesa con i suoi limiti – ha sottolineato il Vescovo – resta una grande risorsa nel deserto della solitudine di tante periferie scariche di legami e di empatia. La missione primaria della Chiesa oggi è rendere il Vangelo accessibile a tutti. Abbiamo bisogno di essere cristiani credibili, non perfetti, credibili e non atei nei fatti. Non possiamo continuare a rimanere spettatori nel nostro tempo”. Il Vescovo ha poi messo in evidenza come le persone in divisa aiutano la cordiale relazione. “C’è un’urgenza oggi, nel mondo cattolico – ha proseguito il Vescovo Armando – di condividere la ricerca del volto di Dio, la bellezza della vita umana. Come credenti dobbiamo prendere anche la croce dei dubbi e trasmettere il fascino di Gesù soprattutto ai giovani, dovremmo impegnarci a riaccendere le passioni, a mettere entusiasmo sulle cose buone senza trascurare nulla: la passione per la città, per l’accoglienza, per la giustizia, la solidarietà e intercettare le domande vere degli uomini di oggi”.
Al termine dell’omelia il Vescovo ha citato le parole della poetessa Alda Merini: “Era necessario/ che l’infinitamente/ grande morendo/ attraversasse/ l’abiezione umana/ e risorgesse,/ perché uscissimo/ redenti/ da insuperabili/ limiti d’abisso./ Da allora il nostro/ peccato è come/ goccia incapace/ di spegnere/ il fuoco ardente/ di quell’amore;/ è quel sepolcro/ vuoto/ che dobbiamo abitare,/ il tempo necessario/ per saggiare/ che la morte/ non è/ l’ultima parola./