“La fede, che è un grande atto di fiducia, è ciò di cui oggi abbiamo più bisogno per affrontare questo tempo”.
Restituire e dare fiducia è la strada per costruire qualcosa di interessante. Chi ha una dimensione spirituale effettivamente oggi è una sorte di valore aggiunto.
Costruire la fiducia <> la passione dell’incontro
Fiducia e incontro sembrano parole anacronistiche nel mondo odierno… Eppure mai come oggi ne avvertiamo l’urgenza. Senza fiducia non si va da nessuna parte.
La capacità di una società di mettersi di nuovo in movimento e di attraversare i momenti di crisi come quelli attuali è legata alla capacità di dare fiducia e di meritarla.
Fede e fiducia hanno la stessa radice, fides.
La fede è un atto di esposizione verso Dio, perché ci mettiamo di fronte a Lui. Oggi abbiamo proprio bisogno della fede perché senza questa dimensione rischiamo semplicemente di essere ripiegati su noi stessi.
Dobbiamo essere testimoni della fede e portatori di fiducia. C’è bisogno di persone che portino fiducia e si rendano in qualche modo degne di fiducia. Quando questo accade le persone provano una forma quasi istintiva di coinvolgimento. E se trovano persone di fiducia, si affidano e insieme percorrono la strada, anche la più difficile.
Dobbiamo fare riferimento alla fiducia e non alla diffidenza che ci viene propinata quotidianamente dal modo di rappresentare la società.
Ascolta, Dio riempie la tua vita; rallegrati, anche tu sei amato per sempre. Abbi fiducia: sei un mistero di peccato e di bellezza, ma sei un amato mistero, dove ancora accade il miracolo della salvezza.
Non ingigantire le paure
Occorre guardare la realtà in tutte le sfaccettature; di fronte a tanto individualismo c’è ancora tanto altruismo, ci sono molte persone solidali, persiste una vasta presenza di volontariato e non sono poche le persone che spendono la vita per il Signore e per i compagni di viaggio.
Necessita una fraternità attrattiva. Il cambiamento richiederà tempo, pazienza e un camminare insieme. Occorre far percepire la portata del Vangelo a chi è più abbiente, aiutare a vivere la vita non in maniera individualistica ma con generosità.
La Chiesa ha un grande tesoro di speranza da offrire. Di che cosa viviamo? Per che cosa vale la pena di vivere? Come costruire delle relazioni? Domande cui la Chiesa può offrire delle risposte. E può stimolare la società civile a riconoscere che queste domande sono nostre.
Il Natale può essere un aiuto. Ricelebrare il Natale significa riprendere fiducia che qualunque cosa accada, noi siamo nella compagnia di Gesù Cristo.
La nostra storia non è una storia abbandonata a noi stessi, ma è una storia dentro cui è entrato il Signore e continua a vivere.
Nel Natale Dio si lega in maniera radicale al nostro concreto destino umano, scende “fin nel fango” dell’umanità e condivide la vita di tutti noi, anche quella dei più umiliati, dei più miserabili, dei più disprezzati.
Ed è proprio questo aspetto a distinguere il cristianesimo da tutte le altre religioni. Non si trova da nessuna parte una simile connessione tra Dio e il mondo.
E’ solamente il Dio biblico che prende su di sé il nostro destino, lo condivide con tutti noi e compie così il grande “scambio”, che dall’alto dei tempi trova espressione in una immagine efficace: egli accoglie la nostra miseria affinché noi prendiamo parte alla gloria della sua vita divina.
Come sarà il nostro prossimo Natale?
Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, martire del nazismo, ci illumina: “Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi entra dentro. […]
Dio ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono “perduto”, lì egli dice “salvato”. […] Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e a Dio, […]
proprio lì ci è vicino come mai lo era stato prima, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia” (“Sermone della terza domenica di Avvento”, in Id., Riconoscere Dio al centro della vita, Brescia, Queriniana, “004, 12 s.).
+ Armando Vescovo