Mons. Interguglielmi ha festeggiato 25 anni di sacerdozio

Un sacerdote autentico, sapiente e buono

Domenica 7 maggio, nella chiesa di San Paolo Apostolo a Torrette, il Vescovo Armando ha presieduto la Santa Messa in occasione del 25esimo anniversario di ordinazione presbiterale del parroco Mons. Antonio Interguglielmi.

Riportiamo, di seguito, l’intervento di don Marco Polverari alla celebrazione:

Ecc. Rev.ma, grazie perchè nonostante gli impegni di questo pomeriggio ha voluto esserci a presiedere questa assemblea convocata che si è riunita e, per la gioia di tutti, si ritrova numerosa. Nel dovere di rappresentarla, nell’onore di esprimerla, in quell’eucarestia che per definizione e contenuto è rendimento di grazie esclama il salmista:” che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.” Sono 25 anni che le tue mani, carissimo Don Antonio, non solo il calice ma anche il pane della vita, che è Gesù, hanno consacrato, spezzato e distribuito.
Con te la memoria di quel giorno in cui sei diventato sacerdote per sempre, Sacerdote per tutti e con quel Gesù che invia fino ai confini della terra la provvidenza dalla città eterna ti ha portato in questa periferia. Sono questi i luoghi preferiti dal Maestro per l’annuncio del Vangelo: Zabulon Neftali Cafarnao, la Galilea delle genti.
Per te Torrette, Metaurilia, il Ponte, le Caminate passando per la Croce con tutte le realtà ecclesiali che sono presenti e le persone che vi operano.
E’ piccolo il segno ma per dirti grazie che ci sei, la Casola che indossi. La tua disponibilità ha creato subito relazioni e simpatia, in quello che il metro segna come alta statura c’è un sacerdote autentico, ben fondato, sapiente e buono. Ce ne siamo accorti, è quello che ci serve e ti diciamo ancora grazie!
La tua discrezione mi impone il silenzio ma non tace l’augurio: perché tu possa essere sempre fervente nello spirito, fedele dispensatore dei santi e divini misteri che sono fonte della nostra gioia, senso della nostra vita, fine di ogni nostra attività, che gioiosamente riconoscenti ci disponiamo a celebrare: “che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore”.