Lettera di don Andrea Andreozzi di saluto alla nostra Diocesi

Carissimi fratelli e sorelle della chiesa di Fano Fossombrone Cagli Pergola.
Sono lieto di presentarmi a voi con questo primo saluto. Lo faccio togliendomi i sandali come segno di rispetto, attenzione e delicatezza verso i territori della diocesi e le comunità che li abitano. Pur venendo dalla stessa regione non li conosco granché, se non dai tabellini e dalle classifiche che la domenica sera annotavo durante la trasmissione “Le Marche nel pallone”, negli anni d’oro delle principali squadre impegnate nei campionati regionali e interregionali. Con il desiderio di arrivare quanto prima “in loco” per conoscere la mappa della mia nuova realtà di vita, rivolgo un saluto a tutti i sindaci, agli amministratori, alle autorità civili e militari, al mondo del volontariato e a tutte le espressioni della società civile, nella volontà di collaborazione per il bene comune.

Un saluto particolare va al presbiterio della diocesi. Nel tempo ho avuto modo di conoscere e apprezzare alcuni dei suoi membri. Altri li ho rivisti con grande piacere qui in Assisi in questo ultimo periodo. Chiedo a tutta la squadra di aiutarmi a conoscere più da vicino la diocesi e la ricchezza delle esperienze che si vivono nell’annuncio del Vangelo. Per il resto, le mie memorie di incontro con i preti risalgono a una conferenza tenuta nel 2008, l’anno paolino e della Parola, nel corso di un’assemblea pastorale. Ricordo che arrivai in ritardo all’appuntamento e non credo che quel mio contributo sia passato alla storia come la lezione più brillante di teologia che mai si sia tenuta in diocesi.
La vita è bella perché è capace di sorprendere. Nel mio caso si diverte a mettermi lì dove ha già prestato servizio il vostro vescovo Armando: a San Pio X in Porto Sant’Elpidio prima, poi a Fano
Fossombrone Cagli Pergola. “Ubi Trasarti, ibi Andreozzi”. A lui il mio grazie per l’assiduo lavoro che ha svolto per il regno dei cieli in qualunque missione gli sia stata assegnata. Sarà certamente di esempio e mi permetterà di vivere di rendita, almeno nel primo periodo. Permettetemi di rivolgere il mio pensiero anche all’arcivescovo Giovanni Tonucci, originario della vostra terra e al servizio della chiesa universale nel corso della sua vita. Anche da lui avrò molto da apprendere.
Appena venuto a sapere della nomina ho ripensato subito a uno dei rimproveri che mia madre mi faceva spesso da ragazzo, prima che entrassi in seminario. Al termine di qualche litigio, avendo a che fare con la mia scontrosità adolescenziale e col mio carattere allora piuttosto chiuso, esclamava: “poveretta quella che ti si piglia!”, riferendosi naturalmente a un’ipotetica futura moglie. Non vorrei che, per analogia, da lassù abbia a pensare ancora la stessa cosa vedendomi chiamato a quella sposa che adesso è per me la diocesi. Mi auguro, invece, che io possa spendermi per il bene della chiesa a cui sono inviato e manifestarle tutto il mio amore. Intanto, a mo’ di “captatio benevolentiae”, vi chiedo di invocare a mio favore la Santa Pazienza,per voi fondamentale e necessaria nei primi passi del mio episcopato.

A proposito di passi, infine, camminiamo insieme e incoraggiamoci nel tenere una certa andatura, quella di chi sente la passione per la missione e la gioia di un nuovo capitolo che si apre nel libro della vita. Vorrei a tal riguardo avere sempre una certa dinamicità nel fare, un’elastica docibilità nel pensare, e, soprattutto, una corretta postura a fianco di ciascuno di voi, fratelli e sorelle, a seconda della vocazione che avete ricevuto.
Penso che, come primo messaggio, possano bastare queste poche righe.
Vi chiedo una preghiera e vi saluto. A presto. Don Andrea