La storia di Don Lorenzo Milani, il cui centenario della nascita è ricorso nel 2023, è stato il tema della serata di venerdì 9 febbraio nell’incontro tenutosi nella Casa della Comunità “Don Tonucci” della parrocchia San Paolo Apostolo al Vallato. Per illustrare la figura complessa e talvolta controversa del fondatore della scuola di Barbiana, sono intervenuti il preside del Liceo Nolfi-Apolloni Samuele Giombi, la psicologa Cristiana Santini ed il Vescovo Mons. Andrea Andreozzi. Ripercorrendo le opere di Don Milani, Giombi ha introdotto il pubblico presente alla scoperta dei “tre fuochi d’interesse” che identificano l’opera e l’anima del sacerdote: il prete nella sua dimensione pastorale, l’intellettuale, il pacifista e l’educatore. Nell’opera “Esperienze pastorali” emerge il tratto caratteristico del giovane sacerdote a volte duro, sferzante e polemico, che afferma che non basta limitarsi alla pratica religiosa, ma il cristiano è chiamato ad attivarsi per fronteggiare le necessità del vivere, quali il lavoro. Se nell’opera “Lettera ai cappellani” emerge il pensiero politico di Don Milani quale strenuo difensore dell’obiezione di coscienza, in “Lettera a una professoressa” riconosciamo il suo testamento. “Una lettera – ha commentato il prof. Giombi -redatta secondo la tecnica della scrittura collettiva, che esprime una filologia popolare; un prete che pesa le parole e aiuta i ragazzi a sceglierle”. La scuola di Barbiana è, quindi, un’esperienza straordinaria che, supportata dal carisma di Don Lorenzo, invita ad andare oltre l’individualismo, superando gli schemi della scuola di classe per una scuola moderna che si fa luogo e tempo di vita. La psicologa Santini, nel suo intervento, ha riconosciuto il carisma di Don Milani nella posizione assoluta che egli aveva nelle cose in cui credeva; dimensione di coraggio e di rischio che oggi è venuta a mancare. Egli è stato Maestro e non insegnante, non limitandosi a trasmettere le informazioni, ma suscitando il desiderio. Al termine Mons. Andreozzi ha ricordato l’importanza di figure di spessore nella Chiesa, poiché è sempre vivo l’aspetto della gestione del conflitto e del rapporto con l’autorità. L’opera di Don Milani ci ricorda la centralità e l’urgenza dello studio per preti e laici, mentre la valenza profetica del pensiero ci pone l’interrogativo se ci siano oggi eredi, combattenti che mettono a frutto l’opera e non la memoria storica.
A cura dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e il Lavoro