Una serata intensa per incontrarsi, riflettere e gettare le basi per il prossimo Giubileo 2025. Giovedì 19 settembre, nell’Auditorium Scavolini di Pesaro gremito di persone, si è tenuto il convegno di Metropolia “Giubileo 2025: pellegrini di speranza”. La serata, presentata da Virginia Ciaroni autrice di Tv 2000, è stata impreziosita dalla voce e dalle note di Davide Scavolini giovane musicista pesarese e dai cento cantori delle corali della Metropolia che hanno presentato l’inno del Giubileo.
Ad aprire il convegno Mons. Andrea Andreozzi, Vescovo della Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola che, nel portare il suo saluto ai partecipanti, si è soffermato sul senso teologico dell’ancora agganciata al Crocifisso presente sul palco. “L’ancora – ha sottolineato il Vescovo Andrea – ha un significato ambivalente: da un lato va tanto in basso, ci porta ai momenti più difficili della nostra vita, dall’altra parte ci permette di non essere distanti da Colui che si trova lassù e di vederlo legato a noi proprio perché Lui stesso ha fatto così: si è calato in basso, fin nelle profondità della nostra vita, per morire con noi e per farci risorgere”. Il tema dell’andare verso l’alto è stato ripreso anche da Mons. Sandro Salvucci, Arcivescovo di Pesaro e Urbino, il quale ha voluto introdurre, a cornice del logo del Giubileo 2025, una mongolfiera a significare proprio l’importanza di salire, di avvicinarci al Creatore. Il Vescovo Andrea, insieme ai presenti, ha poi letto la preghiera per il prossimo Giubileo riportata nell’opuscolo realizzato per la serata.
In collegamento on line, poiché le avverse condizioni metereologiche non gli hanno permesso di poter essere all’auditorium Scavolini e di questo si è scusato più volte, è intervenuto Mons. Rino Fisichella, responsabile del Giubileo 2025 e pro-prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione. Sollecitato anche dalle domande della conduttrice, si è soffermato sui segni del Giubileo. “Il primo, innanzitutto, è l’annuncio del perdono e della misericordia, quello che noi intendiamo con una parola antica un po’ fuori moda ovvero indulgenza. Come ci ricorda Papa Francesco l’indulgenza, fin dal VII secolo, è sinonimo di misericordia, perdono, amore pieno che ci viene donato dal Signore attraverso l’intercessione della Chiesa. Quindi, il primo segno è proprio l’annuncio della grazia dell’indulgenza. Come ricordava Paolo VI l’indulgenza è Gesù Cristo, è Lui che ci viene incontro, è Lui che dobbiamo incontrare e qui viene anche molto utile il ricordo del pellegrinaggio che è metafora della nostra vita. Tutti possono essere in cammino – ha ricordato Mons. Fisichella – ma se non c’è una direzione, siamo solo degli erranti. Il pellegrino, invece, ha una meta: la meta per noi è l’incontro con Cristo attraverso l’ingresso della porta santa che è l’altro segno peculiare e classico del Giubileo. La porta santa, come ci dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, è lui stesso. Il nostro compito è, quindi, anche quello di prepararci con il nostro cammino, ad attraversare la porta santa per ottenere, attraverso la professione di fede, la vita di carità, il grande perdono che il Signore ci dona non solo dal peccato, ma da tutte le colpe conseguenti al peccato. Come possiamo rendere visibili nella nostra vita, nella nostra storia questi segni di speranza? Nel documento di indizione del Giubileo il Papa ci elenca alcuni segni che anche noi siamo chiamati a rendere visibili: ci dice di essere concretamente operatori di pace, ci ricorda che dobbiamo essere aperti alla vita, ci dice che dobbiamo essere capaci di accogliere, ci chiede di dare in qualche modo segni concreti a coloro che vivono in condizioni di disagio e povertà. Sono piccoli segni che, però, sono presenti ogni giorno nella nostra esistenza. Questo ci aiuta a capire che il Giubileo non sarà soltanto un annuncio di speranza, ma sarà soprattutto un annuncio coniugato e reso visibile dai segni di speranza”.
Salvatore Martinez, già presidente del Rinnovamento nello Spirito, docente di Teologia dello Spirito Santo all’APRA e di Teologia Etica e Sociale alla LUMSA, ha posto l’accento sul valore della speranza. “Nella mia vita ho imparato il valore della speranza avendo avuto la grazia, la fortuna di guardare negli occhi i poveri, i ragazzi che sbarcano a Lampedusa e che fanno di te l’oggetto della speranza, fanno della tua vita, delle tue risorse, delle tue capacità l’unica possibilità perché la speranza non deluda. La speranza non delude se io non deludo coloro che sperano. Abbiamo bisogno di essere immersi nella speranza come un battesimo, come quest’acqua che, improvvisamente, ci travolge. Noi lottiamo ogni giorno perché prevalga la speranza cristiana su tante speranze. Come possiamo rianimare la speranza? Il Papa, nella bolla di indizione del Giubileo, parla proprio di rianimare la speranza. La questione è se noi abbiamo speranza nel viaggio. L’evento di questa sera inaugura un viaggio che ci porterà a Roma pellegrini della speranza, ma che speranza poniamo in questo viaggio? Leggiamo le parole di San Paolo nella Lettera ai Romani 5,5 “La speranza poi non delude, perché l`amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Il tema del Giubileo è un tema prettamente pneumatologico perché si legge speranza ma si intende Spirito Santo”.
Al termine del convegno, Massimo Caponetti e Marina Venturini hanno illustrato ai presenti il viaggio verso la Porta Santa che porterà sabato 22 febbraio 2025 circa 700 pellegrini della nostra Metropolia a Roma con un treno speciale da Pesaro e Fano in direzione San Pietro.
La serata si è conclusa con il canto delle corali della Metropolia e la benedizione dei Vescovi.