"Studenti: siete locali nel globale. Studiate la vita". Il messaggio del Vescovo per l'inizio dell'anno scolastico

vescovo_2.jpg(Testo integrale) Cari studenti, genitori, docenti; personale che operate nella scuola. A un anno dal mio arrivo in Diocesi sono particolarmente lieto di scrivervi queste parole all’inizio dell’Anno Scolastico. Sono stato per molti anni un insegnante anche io, assieme alla missione di parroco in parrocchia, ed è per tale motivo che guardo, con particolare attenzione, al mondo della scuola che ricopre un ruolo importante all’interno della società e della Chiesa… È mio vivo desiderio instaurare un dialogo franco, sincero e costruttivo con tutti voi che della scuola ne fate un luogo dove crescere e servire.
“L’insegnamento è attività di straordinario spessore morale, una delle più alte e creative dell’uomo: l’insegnante, infatti, non scrive su materia inerte, ma nello spirito stesso degli uomini. Assume, perciò, un valore di estrema importanza la relazione personale tra insegnante ed alunno, che non si limiti ad un semplice dare ed avere. Inoltre si deve essere sempre più consapevoli che gli insegnanti ed educatori vivono una specifica vocazione cristiana ed una altrettanto specifica partecipazione alla missione della Chiesa”. (Congregazione per l’educazione cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, n. 19).
A voi, cari studenti, vorrei affidare «alcuni compiti», non scolastici, ma esistenziali, ovvero legati alla vita quotidiana. E lo faccio prendendo spunto dal linguaggio tipico di voi giovani:- La vostra vita si gioca anche dentro la scuola e non solo fuori di essa. Voglio dire che vi è il rischio di vivere gli anni dello studio solo come un freddo dovere da assolvere. Ricordatevi, ragazze e ragazzi, che nei banchi di scuola va portata la vita e nella vita lo studio appreso a scuola. Quando entrate in classe sappiate che non siete soli, con voi entrano i vostri genitori, sacerdoti, amici, anche io Vescovo, quali compagni di cammino nel sentiero esistenziale. Quando uscite dalla scuola, come edificio, con voi vi accompagnano i vostri insegnanti, amici di classe specie quelli più deboli; nella vita ci si educa insieme ed insieme si cresce grazie a scelte mature e di qualità.
– Quando lo studio vi appare faticoso o inconcludente, facendovi pensare a dare il minimo di voi stessi lasciando interrati quei talenti che Gesù invita a donare, ricordatevi che la vita quotidiana vi chiederà di mettervi in gioco con il sacrificio, la costanza, la serietà, l’impegno, la fedeltà nelle piccole cose, l’attenzione a ciò che è debole e indifeso. Sono tratti della vita, questi, che è bene apprendere ed accogliere sin dagli anni dello studio, chiedendo ai vostri insegnanti che vi stimolino all’attitudine di uno stile di vita che caratterizzerà, poi, tutta la vita.
– Stando seduti in classe abbiate in voi quel costante anelito a guardare oltre le mura della scuola e alla sola preparazione di concetto. C’è un mondo che vi attende e vi chiede di farvi locali nel globale, dotati di sano senso critico in un contesto di omologazione di principi e ideali, convinti nel servire sempre, comunque e dovunque la persona umana che la vita vi porrà accanto. Non limitatevi a studiare il mondo nel versante geografico, appassionatevi ad esso cercando di entrare dentro le logiche, a volte anche perverse, che lo muovono divenendo quello che Benedetto XVI, nella recente Giornata Mondiali della Gioventù di Sydney, ha detto di voi: “Profeti di una nuova era”.
Un ultimo pensiero permettetelo che lo rivolga anche ai genitori ed insegnanti tutti. La questione educativa interroga soprattutto gli adulti. La memoria deve essere custodita, perché quando si perde la memoria si perde la consapevolezza della propria identità; si è sradicati, spaesati, esiliati da se stessi. La narrazione che i padri fanno ai figli impedisce a questi di ignorare la propria origine, di ignorare la propria dignità di uomini liberi, e consente loro di sentire la propria libertà come un bene condiviso con gli altri. Nel contesto del Convegno Ecclesiale di Verona Benedetto XVI ha voluto evidenziare il rapporto tra la testimonianza della fede e l’educazione, affermando: «Perché l’esperienza della fede e dell’amore cristiano sia accolta e vissuta e si trasmetta da una generazione all’altra, una questione fondamentale e decisiva è quella dell’educazione della persona».
Affido a Maria, educatrice e madre alla vita, questo anno che vi attende dinnanzi, con la compagnia di San Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti, certi che saprete dare il vostro meglio anche là dove il grigio può apparire vincente, ma non lo è.

Fano, 10 settembre 2008

+ Armando Trasarti,
Vescovo