Di seguito riportiamo alcuni estratti degli interventi dei Padri Sinodali della settima e ottava giornata: CARDINALE ENNIO ANTONELLI, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (CITTÀ DEL VATICANO). “Raccomandare e promuovere con appropriati sussidi l’ascolto comunitario della Parola di Dio nelle famiglie e la condivisione delle esperienze vissute. Per collegare più facilmente le parole… scritte con Gesù Cristo, la Parola vivente, seguire l’anno liturgico attraverso il Vangelo del giorno o almeno quello della domenica, sottolineando in esso una frase da ricordare e da vivere durante la giornata o durante la settimana. Non occorre molto tempo; pochi minuti bastano per pregare e ascoltare insieme, per prendere un impegno comune da attuare nelle attività e relazioni quotidiane e da ricordare al momento opportuno nel dialogo familiare spontaneo. Se invece si fa un solo incontro settimanale di ascolto della Parola, esso può essere più prolungato e può costituire una preparazione o una continuazione e applicazione della Messa domenicale in parrocchia”.VESCOVO LOUIS PELÂTRE, A.A., VICARIO APOSTOLICO DI ISTANBUL, AMMINISTRATORE APOSTOLICO DELL’ESARCATO APOSTOLICO DI ISTANBUL (TURCHIA). “Esistono nel mondo eccellenti commissioni per le traduzioni della Bibbia nelle diverse lingue internazionali ma che dire delle traduzioni nelle lingue locali parlate solo da poche persone? È un problema serio per la Turchia. (…) Faccio perciò appello a tutte le società missionarie affinché inseriscano tra le proprie priorità la scelta di persone esperte di linguaggio biblico e allo stesso tempo delle lingue locali per mettere a punto dei testi di qualità degni della Parola di Dio che vogliamo annunciare. Purtroppo si trovano abbastanza facilmente i soldi per stampare dei bei libri, ma non per garantire la qualità del contenuto, cosa che spinge a trovare volontari che svolgano questo lavoro oscuro e di ampio respiro che costituisce il primo passo dell’azione evangelizzatrice della Chiesa”.
CARDINALE PAUL JOSEF CORDES, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO “COR UNUM” (CITTÀ DEL VATICANO). “Nel mondo civilizzato, la sollecitudine per il prossimo è, allo stesso tempo, un’istanza culturale. La maggior parte delle religioni mondiali – quali l’Islam, l’Induismo o il Buddismo – hanno imparato dal cristianesimo e fatto propria la promozione dell’amore per il prossimo. Eppure, per quanto riguarda il n. 39 del Documento di lavoro, che esige l’amore per il prossimo per i membri della Chiesa, questo sembra non essere oggi il compito più urgente. (…) I Pastori della Chiesa quindi dovrebbero essere attenti a non abbandonare semplicemente le istituzioni caritative ecclesiali al clima filantropico generale. (…) Quando, il servizio delle organizzazioni caritative e i singoli cristiani non manifestano Dio con chiarezza a coloro che chiedono e che cercano, noi rinunciamo a una funzione della Chiesa che è cruciale per i tempi che stiamo vivendo. Perché l’uomo ha più che mai bisogno di questa unione con Dio”.
ARCIVESCOVO HÉCTOR MIGUEL CABREJOS VIDARTE, O.F.M., DI TRUJILLO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EISCOPALE (PERÙ). “In quest’epoca menzioniamo spesso, e a ragione, l’importanza dei mezzi di comunicazione per portare la Parola di Dio ai nostri contemporanei. Tuttavia, ogni settimana, abbiamo l’opportunità di annunciare il Vangelo nel momento privilegiato della celebrazione eucaristica, proclamazione molte volte carente. È un tema che è importante considerare in tutta la sua serietà e urgenza. Forse, l’origine di questa situazione sta nella mancanza di una formazione biblica seria e sistematica. Una buona conoscenza della Sacra Scrittura è garanzia di una buona predicazione. (…) Una conoscenza del contesto rende più efficace la presentazione del Vangelo. Dobbiamo esortare i ministri della Parola a elaborare attentamente le loro omelie, tenendo in considerazione i destinatari della predicazione. (…) Occorre avere presente che l’omelia è la comunicazione della Parola viva di Dio, una comunicazione che, come indica il termine stesso, è orientata a produrre comunione con il Dio della nostra fede, fondamento della comunione dei credenti. Comunicazione, comunione e comunità formano un tutto unico. E sebbene l’omelia debba rispondere a una solida formazione biblica ed essere attenta alla realtà e ai mutamenti del mondo in cui vivono i suoi destinatari, la testimonianza personale del predicatore, la coerenza con il Vangelo della sua vita, deve confermare ciò che si proclama. Ciò renderà credibilità a ciò che si dice”.
ARCIVESCOVO FRANCESCO COCCOPALMERIO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI (CITTÀ DEL VATICANO). “Quale Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e quindi responsabile che la legislazione della Chiesa sia sempre aggiornata, mi chiedo se da una Assise così importante e su un tema così determinante per la vita della Santa Chiesa non possa e non debba venire anche un apporto significativo alla Legge della Chiesa stessa, in modo del tutto particolare nel Codice di diritto canonico. Per chiarire il pensiero porto un esempio assolutamente elementare. Il can. 276 sulla vita spirituale dei chierici così si esprime: “[I Chierici] alimentino la propria vita spirituale alla duplice mensa della Sacra Scrittura e dell’Eucaristia … ” (p.2, n.2). Il testo è pregevole, ma si riferisce solo alla celebrazione dell’Eucaristia. Quando poi si viene a parlare di preghiera personale si afferma solo: ‘sono sollecitati ad attendere regolarmente all’orazione mentale (p.2,n.5). L’espressione ‘orazione mentale’ è assolutamente chiara, però è datata. Potrebbe, invece, essere questo il luogo in cui ‘esortare i chierici a praticare quotidianamente la ‘lectio divina’. In definitiva la mia proposta è che le conclusioni del Sinodo, con il consenso del Santo Padre, diventino anche compito di riflessione affidato ai Dicasteri della Curia, con il servizio speciale di stimolo e di coordinamento del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, perché propongano al Legislatore supremo i necessari adattamenti alle norme della Chiesa per quanto riguarda il particolare ambito della Parola di Dio”.
VESCOVO GUNNAR STÅLSETT, EMERITO DI OSLO, FEDERAZIONE MONDIALE LUTERANA (NORVEGIA). “Tutte e tre le religioni del Libro – Giudaismo, Cristianesimo e Islam – si trovano oggi in una stretta fra secolarismo e fondamentalismo. Libertà di religione e libertà di espressione sono diritti umani fondamentali. Questo implica che nella società debba esserci spazio per espressioni fondamentaliste di fede, anche se ciò porta a settarismo e divisioni. Il terrorismo in nome di Dio è un affronto a tutte le fedi, poiché è violenza contro Dio. L’antidoto al fondamentalismo può essere solo una più autentica interpretazione delle Sacre Scritture. La Chiesa deve continuare a tenere in equilibrio tolleranza e verità. (…) La globalizzazione dell’inquietudine e della disperazione richiede la globalizzazione della salvezza e della speranza. I leader religiosi sono chiamati a un ministero di pace e di riconcilia¬zione”.
CARDINALE VINKO PULIJIC, ARCIVESCOVO DI VRHBOSNA, SARAJEVO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (BOSNIA ED ERZEGOVINA). “Sostengo con tutto il cuore il pensiero che ‘il servizio dei laici richiede competenze diversificate, che esigono una formazione biblica specifica’. (…) In tale contesto l’ ‘Instrumentum’ ricorda che ‘la catechesi nelle famiglie, con l’approfondimento di qualche pagina biblica e la preparazione della liturgia domenicale è un mezzo privilegiato per l’incontro con Dio che ci parla’. (…) Nei Paesi che sono usciti recentemente dal regime socialista, la Chiesa ha bisogno di fedeli laici che vivano intensamente il Vangelo di Cristo nella famiglia e nella società, e che riprendano la loro parte nella missione della comunità ecclesiastica. La preparazione famigliare per il Giorno del Signore potrebbe essere un vero ‘kairos’ per loro”.
VESCOVO EMMANUEL FÉLÉMOU, DI KANKAN (GUINEA). “Per rivelare il suo progetto d’amore e far conoscere la sua volontà ultima, Dio ci ha parlato attraverso suo Figlio. L’efficacia di questa Parola rivelata in Gesù Cristo risiede nella potenza divina che libera i popoli dalla loro imperfezione nella conoscenza di Dio, dalla loro paura e dai loro errori, dalle loro incertezze e dai loro tentennamenti.
L’amore di Dio è percepito dalle classi africane come compimento della loro attesa.
Così, in questa Rivelazione, che è pienezza, Eschaton di ogni Rivelazione divina, la vicinanza di Gesù Cristo e la trasformazione positiva di ogni cultura mediante la sua Parola restano un punto d’attrazione e di convinzione dei nostri popoli a lasciar purificare le proprie culture, in particolare la propria visione della volontà di Dio, della verità in tutto il suo splendore: se l’unico Dio era conosciuto nelle nostre culture, mancava tuttavia quella chiarezza e quella perfezione in cui l’amore non si deve più vivere solamente con i propri fratelli di sangue, ma con tutti, quella chiarezza e quella perfezione in cui si perdona il nemico invece di avvelenarlo, quando occorre mostrare il proprio potere. Non voglio dire che non esistesse il perdono, ma che questa realtà aveva bisogno della Parola del Cristo, della sua conoscenza e del suo esempio, per potergli dare questo volto unico”.
SUA BEATITUDINE FOUAD TWAL, PATRIARCA DI GERUSALEMME DEI LATINI (GERUSALEMME). “Il conflitto israelo-palestinese comporta delle difficoltà di lettura e di comprensione di certi passi della Bibbia. Infatti, in generale, i cristiani arabi spesso hanno difficoltà a leggere l’Antico Testamento, non a causa della Parola di Dio in sé, ma a causa delle interpretazioni politiche e ideologiche. Due principi ci mettono al riparo dalle interpretazioni politiche e ideologiche: 1. Leggere e interpretare la Parola alla luce di Cristo. Gesù ha detto: ‘Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento’ (Mt 5, 17). Cristo ha ripreso e ricapitolato in Lui tutte le categorie dell’Antico Testamento per dare loro uno slancio nuovo e un significato nuovo (li ha ‘compiuti’). È in Lui e attraverso di Lui che l’Antico Testamento viene letto e compreso. 2. Il secondo principio d’interpretazione è la Chiesa. Qualsiasi interpretazione al di fuori della Chiesa è un’interpretazione pericolosa. Per concludere, vorrei cogliere l’occasione della presenza del Santo Padre e di tutti i Padri Sinodali per lanciare un appello a favore della Terra Santa e chiedere più preghiere, più solidarietà e più pellegrinaggi per aiutarci ad essere i testimoni di Cristo, Messia, Salvatore ‘a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra’”.
ARCIVESCOVO CHARLES MAUNG BO, S.D.B., DI YANGON (MYANMAR). “Il mandato evangelico di ‘dare da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi’ si è imposto con forza dopo il recente passaggio del terribile ciclone Nargis. Quasi 150.000 persone sono morte e due milioni sono diventati profughi nel loro paese. La nazione ha vissuto un lutto. Con l’aiuto del Signore abbiamo riportato la vita in molte comunità. Le chiese sono diventate campi profughi. In questi campi abbiamo celebrato una liturgia unica: quella di annunciare la Parola attraverso il nostro accompagnamento e di condividere il pane attraverso l’assistenza. Il mondo è diventato il nostro altare e abbiamo spezzato il pane della fratellanza umana con le folle sconvolte. Il Vangelo predicato è stato il nutrimento dato agli affamati che ha prodotto la vita e la luce che abbiamo dato negli ultimi cinque mesi”.
ARCIVESCOVO JESÚS PÉREZ RODRĺGUEZ, O.F.M., DI SUCRE (BOLIVIA). “La catechesi della comunità deve curare, nella prassi, alcune chiavi di lettura che la aiutino, da un lato, a rispettare il testo sacro e, dall’altro, a interpretarlo correttamente per la vita delle persone e dei popoli. La relazione primaria fra Bibbia e catechesi deve essere intesa e accettata come fonte e non come una risorsa didattica o un semplice supporto ai contenuti. È molto importante distinguere la catechesi in generale dalla catechesi biblica in particolare. È necessario che il testo biblico arrivi a tutti, a cominciare dai bambini. La Chiesa boliviana si vede impossibilitata a ciò. Per questa ragione chiede alle Chiese con maggiori mezzi economici di aiutare, coloro che hanno meno possibilità, nell’acquisto della Sacra Scrittura. Allo stesso tempo pensiamo che si potrebbe fissare una Giornata Mondiale della Bibbia; già sono molti i paesi che hanno non solo il giorno della Bibbia, ma anche il mese della Bibbia”.
VESCOVO MIGUEL ANGEL SEBASTIÁN MARTĺNEZ, M.C.C.I., DI LAI (CIAD). “Vi parlo a nome della Conferenza Episcopale del Ciad. Questo paese, al centro dell’Africa, è stato evangelizzato da pochi anni. (…) I cristiani si riuniscono la domenica, ma molti di loro solamente per la celebrazione della Parola, perché non abbiamo abbastanza sacerdoti. Nel nostro paese viviamo delle situazioni sociali e politiche molto conflittuali, dovute, soprattutto, a una guerra interminabile di oltre quarant’anni. Siamo convinti che la Parola di Dio sia una parola di Pace, una parola che annuncia la Pace e che invoca la Pace, che chiama al perdono, alla riconciliazione e alla giustizia. L’ascolto e la preghiera della Parola di Dio sono essenziali nella vita e nella missione della nostra Chiesa. Ciò è per noi una sfida! La Parola di Dio ci illumina e ci incoraggia a impegnarci per la promozione dell’uomo e della donna nel Ciad”.