EDITORIALE. Accarezzati da Dio nella vita di Evelina, ora con Dio

Nell’ottava di Natale la piccola Evelina Carezza Paolucci di 6 anni, della casa famiglia Papa Giovanni XXIII° di Nidastore, si è unita agli angeli del Cielo per cantare “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. Lo stupore ha sorpreso tutti, ma questo tipo di stupore è simile a quello dei pastori che hanno ricevuto l’annunzio dell’angelo: “Oggi è nato per voi un Salvatore”. La nascita in cielo di Evelina… ci prolunga la gioia del Natale e ci costringe a rientrare nella grotta di Betlemme qualora ne eravamo usciti troppo velocemente. Contemplando la nascita di Gesù siamo resi progressivamente capaci di accogliere la sua morte e risurrezione. Evelina aveva una grammatica del corpo, degli occhi, dei silenzi e dei sorrisi tutti suoi. Siamo certi che sin dalla sua nascita Evelina è stata una di quelle bambini che il Vangelo ci dice che Gesù strinse a se a testimonianza e monito per i discepoli. Ecco perchè lei ci ha comunicato, e continua a comunicarci, Gesù di Nazareth, il bimbo di Betlem, la bimba carezza di Dio. Chi l’avvicinava veniva accarezzato da Dio e da lui anche schiaffeggiato qualora l’accostarsi non era sincero, pulito, macchiato di prevenzione e compassione. Don Oreste Benzi un giorno di lei aveva detto che sarebbe diventata una professoressa talmente aveva intuito nella piccola Evelina intelligenza, acutezza semplice dei piccoli. Non è arrivata al grado di insegnante nel curriculum della vita e carriera scolastica, ma lo è stata nella ferialità alla scuola della vita sia di coloro che l’hanno cresciuto con amore in questi anni (penso a Tiziana e Bruno) sia ad un confratello sacerdote (don Stefano parroco di S. Michele al Fiume) che era divenuto per lei il nonno e le la nipote per eccellenza. Se era de tempo che non vedevo Evelina la vedevo riflessa negli occhi lucidi e nelle espressioni di don Stefano che la rievocava quasi come un intercalare a pranzo con i preti ad Orciano, in macchina, mentre ci si accinge a celebrare Messa vestendosi in sacrestia.
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio” recita il salmo 102 e così di Evelina e di tutti i bambini che hanno faticato ad essere accolti e amati su questa terra. E’ l’amore che salva una vita ed è una vita che si salva tanto quanto ama, dona, si spende senza riserve. Bambini come Evelina sono un esame di coscienza continuo perchè purificano il cuore dell’uomo ancora arrabbiato con il mondo e lo riconcilia con se stesso e l’umanità tutta. La grammatica di Evelina ha saputo donarci parole nuove e andate in disuso quali come attesa, profondità di spirito, essenza di parole costringendoci a parlare con parole vere, schiette, sincere, disarmanti come i piccoli, e solo loro, sono capaci di fare.
Evelina, inoltre, al termine dell’anno 2008 si fa umana verifica del tempo vissuto e di quello da spendere nel futuro che Dio ci donerà. E’ nel tempo che si vive l’incontro mistico con Dio, di quella mistica e spiritualità farcita dalla pochezza dell’uomo e dalla misericordia di Dio. Se ci verrebbe umanamente da dire che Evelina ha chiuso gli occhi ed è morta ripensiamo alle parole di don Oreste che, nel commento al Vangelo del pane quotidiano di alcuni fa scrisse: “In realtà non sono morto, ma vivo con Dio, per sempre, e il mio corpo freddo è li davanti a voi, mentre io sono con Dio”.
La nostra Chiesa diocesana, le singole comunità parrocchiali, i monasteri di clausura, le famiglie e i luoghi pubblici – amministrativi delle nostre città e dei nostri paesi sappiano sempre ricercare la carezza di Dio nel palmo della mano di ogni uomo. Da tale carezza ogni uomo, anche il più infelice e ferito dalla vita, riprende ad amare con un cuore pulito, disintossicato dall’odio e dal rancore. Da tale carezza scaturisce anche una nuova pelle, non del volto, ma dell’anima e della coscienza, quella pelle che Gesù di Nazareth si è vista trasfigurare sul Tabor per opera del Padre.
Maria, madre e sorella dei piccoli, prendici per mano quando ci vogliamo fermare ai bordi e ancore delle nostre sicurezze,
traghettaci fuori dai porti dove le mareggiate di una vita non vissuta generano altra vita malata.
Non farci mai mancare inciampi e sagge pietre di scandalo come Evelina
perchè il nostro cammino sia sempre più il tuo procedere;
il nostro parlare sia eco della tua parola,
il nostro udire sia orecchio teso alla profezia che ci chiedi e ci doni.
E tu dal cielo, Evelina gigante della fede, rendici sempre piccoli su questa terra.

Don Giacomo Ruggeri
Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali