In occasione del prossimo convegno diocesano del 15 marzo abbiamo intervistato il Vicario per la Pastorale don Marco Presciutti il quale ha sottolineato l’importanza, per le nostre parrocchie, di poter contare su un laicato sempre più attivo…
Il convegno diocesano riparte dalla lettera del Vescovo “Comunione, collaborazione e corresponsabilità. Cosa significano, per la Chiesa di oggi, questi termini?
«Il Cardinale Tettamanzi, nel convegno di Verona, ha parlato di “triade indivisa e indivisibile”. La comunione è dono di Dio, Cristo Gesù ce la offre nell’Eucarestia e la rinnova con la sua Parola. Bisogna accoglierla sempre e di nuovo, ma è anche un impegno nostro. Va incarnata e dilatata, deve diventare missione perché la Chiesa sia davvero Sacramento per l’unità di tutto il genere umano. Per questo la comunione, nell’impegno di tutti e di ciascuno, si fa collaborazione: ogni battezzato si pone al servizio dei fratelli nella comunità, esercita la ministerialità fuori e dentro la parrocchia. La corresponsabilità è qualcosa di ancora più completo, è la condivisione non solo del servizio, ma anche del progetto pastorale che va costruito da tutta la comunità, dall’intera chiesa diocesana. Il battezzato è chiamato ad offrire il proprio contributo in forza del Battesimo, non riempie il vuoto lasciato dai presbiteri o dai collaboratori più stretti, ma vive pienamente la sua fede».
Perché “nuovi spazi” è stato virgolettato?
«Perché non ci aspettiamo soltanto una riflessione teologica sul laicato, ma spunti per offrire ai laici della nostra chiesa concreti itinerari di presenza e servizio. In altre parole, l’incontro con la dottoressa Paola Bignardi vuole essere davvero pastorale, coniugare la riflessione teologica con l’agire ecclesiale, vuole condurci verso il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissi: la rivitalizzazione di tutti gli organismi di partecipazione dei laici perché la Chiesa possa operare con maggiore generosità e incisività per la crescita del Regno di Dio».
Vorrei che ci raccontasse esperienze in atto di un laicato impegnato nelle varie parrocchie della diocesi
«Dovremmo dar voce alle parrocchie, ai tanti laici impegnati nel quotidiano delle nostre comunità. Sono tanti, uomini e donne, giovani e meno giovani, lettori e accoliti, Ministri straordinari della Comunione, sorelle che vivono in Ministero straordinario della Parola, catechisti, animatori, tantissimi impegnati nella ministerialità di fatto, nell’animazione della Liturgia, nell’evangelizzazione e catechesi, nel servizio della carità e dell’animazione missionaria. Sicuramente è stato fatto tanto e il riconoscimento dell’esistente ci spinge alla gratitudine e ci chiede di fare di più. Il CoTeB (Corso di Teologia di Base) si prefigge di aiutare i laici nella formazione perché la loro presenza non sia solo collaborazione, ma diventi sempre più corresponsabilità: analisi congiunta della situazione, lettura comunitaria della storia, risposta ecclesiale e profetica delle sfide che ci giungono dalla modernità».
Quali altri spazi occorrerebbe rinforzare con la presenza di un laicato attivo?
«Sicuramente non possiamo chiuderci all’interno delle nostre parrocchie. C’è un servizio “ad intra” importantissimo, ma è sempre più necessaria una presenza !ad extra” per contagiare con il Vangelo. Abbiamo bisogno di cristiani impegnati, coerenti, coraggiosi, che vivono da battezzati dentro la politica, nella professione, nella comunicazione, nel mondo sempre più fragile e strategico dell’educazione…Don Tonino Bello si è espresso in maniera originale quando ha definito i laici coloro che partecipano all’Eucarestia con la tuta da lavoro e indossano la veste battesimale sul cantiere, cioè portano il mondo dentro la Chiesa e la Chiesa nel cuore del mondo».
a cura di E. P.