“Su 48.590 furti di beni culturali compiuti nel periodo compreso tra il 1970 e il 2008, 19.250, pari al 40% di essi, hanno interessato il luoghi di culto”. Lo ha dichiarato il generale Giovanni Nistri, del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, intervenendo… alla XVI Giornata nazionale per i beni culturali ecclesiastici in corso a Roma. “Punto di forza del lavoro del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale – ha spiegato Nistri – è la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti con oltre 3 milioni di oggetti descritti e circa 360 mila immagini digitalizzate”. Al primo posto nell’ultimo triennio nella tipologia di oggetti trafugati “la categoria degli oggetti chiesastici come calici e ostensori”. Tra le cause che facilitano i furti nei luoghi di culto, Nistri ha evidenziato “l’estrema parcellizzazione sul territorio, la costante esposizione alla pubblica fede, la mancanza di sistemi di allarme anche minimali e inventariazione e catalogazione incomplete dei beni”. Fondamentale lo sforzo delle diocesi di procedere a un inventario: “dalla mancanza di una documentazione fotografica e descrittiva che provi la provenienza originaria di un bene – ha concluso Nistri – deriva, tra l’altro, la necessità per le forze dell’ordine che abbiano recuperato oggetti di provenienza dubbia, di restituirli ai possessori”. “E’ un dato significativo che 70 diocesi abbiano terminato la fase redazionale fase redazionale dell’inventario”. E’ quanto affermato da don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio Cei per i Beni culturali, durante XVI Giornata nazionale per i beni culturali ecclesiastici in corso a Roma. “La maggior parte delle diocesi di medie dimensioni – ha proseguito Russo – è arrivata all’ultima fase del lavoro”. Per la qualità del risultato finale è importante “l’affidamento del lavoro a personale professionalmente adeguato: schedatori con le necessarie qualifiche, fotografi professionisti, storici dell’arte”. “L’esperienza di questi anni – ha sottolineato Russo – evidenzia che dove si è adottata questa impostazione le diocesi hanno risparmiato tempo e denaro”. Per quanto riguarda la potenzialità culturale dell’inventario, per il direttore dell’Ufficio Cei “è una realtà è già in atto”, visto che “sono diverse le testimonianze di diocesi che attraverso l’inventario hanno realizzato efficaci itinerari culturali, catechetici, pellegrinaggi, inseriti in modo coerente nel cammino di evangelizzazione delle comunità cristiane”. Si tratta di un progetto, ha concluso Russo, che “può portare un contributo particolare allo sviluppo del progetto culturale della Chiesa italiana, se gli operatori coinvolti sapranno esercitare la propria responsabilità”.